La psoriasi è una delle più comuni forme di dermatite cronica, in Italia viene riscontrata in circa 2 milioni di pazienti, in linea con la media della popolazione dei paesi occidentali. La distribuzione regionale non è
omogenea, le regioni italiane più colpite dalla malattia sono quelle del centro Italia (Lazio, Abruzzo, Molise) con prevalenza dei 4,5%. Nelle regioni limitrofe la percentuale è del 3,5%, mentre nel nord Italia si riduce sensibilmente, sino al 2,3%.
È una malattia infiammatoria della pelle, non infettiva, solitamente di carattere cronico e recidivante, per questo chi è affetto da psoriasi non sarà mai completamente guarito, alternando momenti di crisi ad altri in cui gli effetti della malattia saranno sotto controllo. La psoriasi può presentarsi a qualunque età, più frequentemente dai 10 ai 40 anni, e colpisce in uguale misura uomini e donne. La predisposizione genetica gioca sicuramente un ruolo chiave, ma sull’insorgenza della malattia incidono anche alcuni fattori di tipo ambientale e psico-emotivi, per esempio lo stress, l’impiego di alcuni farmaci (per esempio il litio) infezioni e abuso di alcol e nicotina che possono rappresentari dei fattori scatenanti.
Anche in questo caso, la malattia potrebbe essere affrontata meglio se presa in tempo ed a questo proposito recenti studi indicano che i primi segnali arrivano dal controllo delle unghie, che manifestano i primi segnali anticipatori di alcune forme di psoriasi; segnali molto spesso ancora sottovalutati- non solo da parte dei dermatologi, ma anche dei medici di medicina generale – ma che invece potrebbero favorire una diagnosi precoce di questa malattia, con effetti terapeutici ancora migliori.
Il problema della frequente diagnosi ritardata della psoriasi e della psoriasi artropatica trova conferma nei dati di una recente indagine GfK-Eurisko, secondo la quale i pazienti, mediamente, giungono ai centri Psocare – le strutture specifiche preposte alla diagnosi e alla terapia di queste patologie – solo dopo 9 anni dall’esordio dei sintomi: quasi la metà arriva a questi centri in modo autonomo, dopo aver cambiato medico tre-quattro volte dal momento della diagnosi. L’indagine ha preso in esame anche la percezione dei pazienti e dei dermatologi in relazione alla terapia con Infliximab, a oltre due anni dal suo ingresso nell’armamentario terapeutico dei dermatologi per la cura della psoriasi a placche.