Presente ed immediato futuro della dialisi. Se ne parla in queste ore ad Alba (CN) durante il 16° Convegno nazionale del gruppo di dialisi peritoneale. Oggi, la maggior parte dei pazienti in Italia colpiti da insufficienza renale cronica ( più di 40.000) ed in attesa di un trapianto di rene, sono costretti a recarsi presso una struttura ospedaliera in media tre volte a settimana per sottoporsi a dialisi. I centri specializzati, a stento riescono a coprire la richiesta per questa terapia salvavita, che obbliga la permanenza nella struttura per almeno due o tre ore ogni volta.
Il tutto, come potete immaginare ha dei costi notevoli per il sistema sanitario nazionale, ma anche e soprattutto per il paziente: nella maggior parte dei casi le persone coinvolte hanno una vita sociale e professionale attiva che ne risulta quindi compromessa. Senza pensare al fatto che le strutture sanitarie adeguate non sono tantissime e spesso occorre anche sottoporsi a lunghi viaggi ogni volta. Una soluzione c’è ed è la dialisi peritoneale, che si può fare tranquillamente a casa dopo aver ricevuto da medici e personale qualificato le dovute indicazioni. Durante il convegno sono stati presentati i dati di alcuni interessanti progetti al riguardo, che ne hanno confermato il risparmio economico-sanitario e l’efficacia. Anzi, tale tecnica, provocano meno stress, offre delle possibilità in più come ha spiegato il prof. Giovanni Cancarini, direttore dell’unità operativa di Nefrologia degli Spedali Civili di Brescia:
“Il paziente che effettua la dialisi peritoneale normalmente riesce ad entrare prima in lista d’attesa per il trapianto e che questo ha buoni risultati specie per quanto riguarda l’immediato funzionamento dell’organo trapiantato”.
Ma per chi non fosse avvezzo alla questione, cerchiamo di spiegare bene i termini:
Cos’è la dialisi e a cosa serve?
La dialisi ha lo scopo di sopperire al mancato funzionamento dei reni e dunque di purificare il sangue dalle scorie. Esistono diversi tipi di tecniche per effettuare la dialisi e la più comune è di sicuro quella tradizionale, che si svolge in una struttura sanitaria dedicata e qualificata: è l’emodialisi o dialisi extracorporea così definita perché il sangue viene fatto passare fuori dall’organismo in un particolare macchinario atto a depurarlo.
Cos’è la dialisi peritoneale?
La dialisi peritoneale invece comporta l’applicazione di un particolare catetere permanente (peritoneale dunque nell’addome) attraverso il quale viene inserito un fluido atto a depurare il sangue: il meccanismo è lo stesso dell’emodialisi, ma la membrana purificatrice è il peritoneo e non quella artificiale di un macchinario, tutto avviene all’interno del corpo, sempre grazie all’utilizzo di strumentazioni particolari, come nel caso della dialisi peritoneale notturna. Nonostante i benefici, questa tecnica è utilizzata solo dal 10% dei pazienti idonei, anche perché comporta una gestione almeno iniziale piuttosto complessa: mantenere l’igiene del catetere ed evitare infezioni, oltre che praticarsi da soli o grazie all’aiuto di un familiare la dialisi, può essere sconfortante, mettere ansia.
Cos’è la dialisi domiciliare videoassistita?
In genere presso i centri specializzati vengono effettuati dei mini-corsi ad hoc per spiegare come gestire la dialisi domiciliare. Ma il futuro della dialisi peritoneale tracciato dagli esperti, riesce ad ovviare a questi problemi grazie all’organizzazione e alla telemedicina e dunque alla video dialisi. Ha spiegato il dr. Giusto Viglino, Presidente del comitato organizzatore locale e direttore della S.O.C. di Nefrologia, Dialisi e Nutrizione Clinica dell’ASLCN2 Alba-Bra :
“ Il nostro passo in più è stato quello di sfruttare la tecnologia e collegare telefono, video e informatica con un software per gestirli. A casa del paziente viene sistemato da noi un sistema integrato, una postazione mobile formata da una telecamera da videosorveglianza in alta definizione, un monitor e uno strumento telefonico in viva voce. La postazione a domicilio è collegata al centro dialisi attraverso una semplice linea Adsl. Il sanitario può gestire in questo modo anche 6 pazienti contemporaneamente. E c’è la possibilità di un dialogo: molto importante soprattutto per il paziente che non è in grado di fare da solo e non ha un supporto familiare.”
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