Ancora un problemino di salute tutto al femminile: è ciò che suggerisce uno studio appena pubblicato sul “Journal of American Medical Association” (JAMA), in cui si evince per le donne affette da calcoli renali un rischio maggiore del 30% di incappare in un infarto o comunque in una coronaropatia rispetto alla popolazione generale.
Di fatto il lavoro scientifico che ha portato a tale risultato, messo a punto dai ricercatori dell’Università Cattolica di Roma con quelli della Harvard University di Boston, sembra essere anche abbastanza affidabile per i grandi numeri di volontari coinvolti: 242.105 persone. Nello specifico sono stati seguiti e monitorati in un lasso di tempo rispettivamente di 24 e 18 anni 45.748 uomini e 196.357 donne, tutti sani dal punto di vista cardiaco all’inizio dello studio e solo 19.678 con un precedente di calcolosi renale.
Lo studio mirava a verificare se ci fosse una particolare corrispondenza tra calcoli renali e malattie coronariche e la sorpresa non è stata di certo la conferma di questo dato, ma che il problema fosse riservato solo alle donne “a parità di altri fattori di rischio come la dieta, il diabete e l’ipertensione”.
Ha spiegato Pietro Manuel Ferraro nefrologo presso l’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Università Cattolica-Complesso Integrato Columbus nonché firmatario della ricerca scientifica:
“È difficile spiegare perché la stessa associazione non sia stata evidenziata anche per gli uomini, ma fattori ormonali o relativi alla composizione dei calcoli renali potrebbero spiegare i risultati.”
Certo è che sulla base di tale scoperta e correlazione diventa importante ipotizzare uno screening cardiologico nella popolazione con calcolosi renale, con particolare riferimento alle donne.
Di fatto è a queste soluzioni pragmatiche che devono condurre gli studi epidemiologici su vasta scala come quello pubblicato su JAMA. Ma sarà possibile? Sicuramente prima che un’ipotesi del genere si applichi in tutto bisognerà veder passare molta acqua sotto i ponti, anche in relazione allo stato attuale della sanità italiana per cui uno screening sarebbe decisamente oneroso anche se limitato solo a donne con calcoli renali.
Ma l’informazione è data e sarà quindi premura dei nefrologi suggerire alle proprie pazienti l’ipotesi della visita cardiologica. Un rischio del 30% in più, rispetto a quelli già alti per le donne in menopausa di sviluppare infarto del miocardio o altra malattia coronarica, vale di certo un approfondimento. Senza pensare al fatto della prevenzione sia dei calcoli ai reni che delle malattie cardiovascolari. Esiste di certo per ambedue le patologie una causa di familiarità, ma un’alimentazione sana, con poco sale e proteine animali, possono giovare. Non credete anche voi?
Approfondimento su JAMA
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