La sindrome metabolica è una condizione sempre più comune negli ultimi anni, forse anche perché è più facile da diagnosticare rispetto al passato, e colpisce sempre più i giovani. In particolare sono sempre più gli adolescenti quelli colpiti, anche se la condizione era stata individuata inizialmente quasi come una condizione esclusiva degli anziani.
Secondo le ultime indagini più della metà delle persone che ne soffre sono anziani, e molti altri sono adulti, anche perché tra le cause di questa insulinoresistenza ci sono anche sedentarietà, ipertensione e malattie che tipicamente vengono quando una persona è più in là con gli anni.
Ma, come dicevamo, sono sempre più le persone che la contraggono in giovane età, e questo è dovuto all’obesità dilagante degli ultimi anni. Secondo il dottor Joe Carlson, che dirige la Divisione di sport e nutrizione cardiovascolare presso la Michigan State University a East Lansing, a quest’età è più facile guarirne.
Per confermare la sua tesi, Carlson ha analizzato la dieta di oltre duemila adolescenti americani tra i 12 e i 19 anni. Ha anche analizzato i classici fattori di rischio come l’ipertensione, l’iperglicemia, dislipidemia e giro vita troppo largo. Ha così rilevato che il 6% di questi volontari manifestava i sintomi della sindrome metabolica (BMI superiore a 30, ipertensione, iperglicemia, colesterolo alto, ecc.), però con percentuali molto diverse a seconda della dieta.
Dall’osservazione è risultato che sui 120 malati, i 40 che assumevano più fibre (circa 11 grammi o più ogni 1.000 Kj) avevano un tasso di sindrome metabolica del 3%; i 40 che invece assumevano meno fibre (meno di 3 grammi per ogni 1.000 Kj) aveva un tasso del 9%.
In conclusione il dott. Carlson ha voluto dimostrare che, una volta confermati i consigli sulla dieta classici per questa condizione, come ridurre i grassi saturi ed il colesterolo, i ragazzi che assumono molte fibre ogni giorno hanno una buona probabilità di ridurre l’incidenza della sindrome metabolica sul loro organismo. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of the American Dietetic Association.
[Fonte: Health24]