Quando si parla di aborto, che si tratti di una interruzione volontaria di gravidanza o di un aborto spontaneo, i fattori che vengono a “pesare” sull’evento sono molteplici e di varia natura. Una ricerca condotta internazionalmente ha acceso i riflettori su come sia essenzialmente poco seguita la donna, sia a livello psicologico, ma soprattutto fisico, in seguito ad una sospetta interruzione spontanea della gestazione. Con il rischio di forti errori di valutazione.
Nello specifico, il nocciolo della questione risiederebbe nella tendenza a trarre delle conclusioni troppo affrettate quando si parla di aborto spontaneo e della sua diagnosi, senza scendere nello specifico delle cause o addirittura non effettuando una corretta diagnosi e parlando di aborto in base ai sospetti ed ad una sola ecografia quando in realtà la gravidanza non presenta dei problemi. Con il rischio di effettuare, in alcuni casi, un raschiamento quando non necessario.
Secondo diversi studi ultimamente proposti all’interno di settore Ultrasound in Obstetrics and Gynecology che hanno preso in considerazione l’utilizzo della ecografia nei casi di sospetto aborto spontaneo, i medici non entrerebbero quanto necessario nello specifico, mettendo così “fine” a delle gestazioni (in maniera involontaria ovviamente, n.d.r.) che altrimenti potrebbero essere portate avanti naturalmente.
In particolare a colpire è uno studio condotto dall’Imperial College e dalla Queen University di Londra, in collaborazione con la Katholieke Universiteit di Leuven, in Belgio il quale ha deciso di mettere sotto la lente di ingrandimento le linee guida in merito all’aborto spontaneo di Gran Bretagna, America e Canada. E la conclusione è stata tutt’altro che rassicurante, sebbene non sia il caso di lasciarsi andare a particolari allarmismi. Secondo i ricercatori queste linee guida si basano su studi condotti in maniera non adeguata, su campioni troppo ristretti e su standard medicinali non qualitativi nonostante l’attuale progresso medico: con il risultato di ottenere ampi margini di imprecisione per ciò che riguarda la patologia (se così si può definire, n.d.r.) in questione.
In tal senso l’Italia è tra le più virtuose: è prevista infatti una seconda ecografia di controllo dopo la prima “diagnosticante” l’aborto spontaneo.
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Fonte: Ultrasound in Obstetrics and Gynecology