La pressione alta è una delle patologie cardiovascolari più diffuse, specialmente nel mondo industrializzato. Per combatterla sono essenzialmente tre i fattori che vengono messi in atto: uno stile di vita sano, una alimentazione corretta e una adeguata terapia farmacologica. In alcuni casi più gravi tutto ciò non basta. Ora si può agire concretamente attraverso la denervazione renale, un piccolo intervento in grado, sostengono gli esperti, di rivoluzionare la situazione.
In italia sono circa 15 milioni le persone che soffrono di ipertensione. E non bisogna dimenticare che la presenza di questa patologia rappresenta un fattore di rischio per malattie ben più gravi come ictus, infarto e diabete. Quando parliamo di denervazione renale, parliamo di una operazione che va ad agire sul legame tra le fibre nervose del sistema simpatico presenti nel rene e la pressione. Presentata nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il Senato della Repubblica, questa tecnica punta a curare tutti quei casi di ipertensione resistente o refrattaria che rischiano di inficiare in maniera sostanziale la vita delle persone che ne sono affette. Come spiega il prof. Guido Grassi, del Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università Milano–Bicocca:
La nuova procedura trasferisce, in campo clinico, studi che dimostrano la centralità del rene nello sviluppo dello stato ipertensivo, attraverso una molteplicità di meccanismi. Uno di questi è rappresentato dal Sistema Nervoso Simpatico (SNS), le cui fibre giungono al rene correndo lungo e all’interno delle arterie renali. Attraverso queste fibre, il sistema simpatico controlla gli stimoli che dal cervello arrivano al rene, con effetti sulla pressione.
Nei casi di pressione alta, si verifica quindi una “ipereccitazione” del sistema simpatico, e la denervazione punta proprio a ridurre questo stato di cose riportando l’eccitabilità del nervo alla normalità abbattendo contemporaneamente l’ipertensione.
La procedura, a dispetto dei termini medici che sempre spaventano un poco, è molto semplice e di breve durata: l’intero intervento occupa infatti 40 minuti circa. Attraverso un cateterismo si arriva dalla arteria femorale a quelle renali. Una volta che la “sonda” arriva a destinazione, viene erogata energia a radiofrequenza a bassa potenza, finalizzata a disattivare le terminazioni del nervo simpatico, senza ledere il vaso sanguigno.
La procedura è parte di uno studio al riguardo ancora in corso. Se i buoni risultati continueranno ad essere confermati, ed il “limite” di 5mila casi in tutto il mondo raggiunti, l’utilizzo della denervazione renale potrebbe diventare un protocollo comunemente applicabile.
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