Almeno mille neonati nati negli ultimi mesi al policlinico Gemelli di Roma sarebbero a rischio tubercolosi. E’ questo l’allarme lanciato al Policlinico Gemelli di Roma, in seguito alla scoperta di una infermiera del reparto di neonatologia di essere affetta dalla patologia polmonare. E se per la donna è scattata subito l’adeguata profilassi ed una sospensione dal lavoro a scopo precauzionale, per i nati da maggio a metà luglio in ospedale scatta ora il momento dei controlli.
E come è normale che sia vi è un certo diffondersi di ansie e paure tra i genitori dei bambini, nonostante le rassicurazioni provenienti dal primario del reparto di neonatologia, Costantino Romagnoli, che sostiene come non vi sia un rischio elevato di contaminazione.
Ciò non toglie che l’ospedale romano, in pieno accordo con l’assessorato alla Sanità della Regione, l’ospedale Spallanzani di Roma specializzato in malattie infettive (tra le altre cose vero e proprio “cronicario” per questa malattia diverse decine di anni fa, n.d.r), la Asl ed l’ospedale pediatrico del Bambin Gesù, abbia decido di attivare quasi subito un ambulatorio specifico per la patologia in questione, richiamando tutti i genitori potenzialmente interessati dall’evento. Come sottolinea la regione Lazio:
In base alle indicazioni dei tecnici a scopo preventivo, circa mille bambini saranno invitati a sottoporsi al protocollo di prevenzione.
Per controllare se i piccoli sono stati esposti al contagio, i neonati verranno sottoposti ad un particolare test ematico, “Quantifero”, in grado di valutare la risposta del sistema immunitario dei piccoli pazienti nei confronti della malattia. Entro 48 ore l’esame sarà in grado di dire se vi siano presenti degli anticorpi all’interno del sangue dei piccini. Ove così fosse il contagio sarebbe confermato, i bambini, come da protocollo internazionale, sarebbero curati con l’antibiotico specifico per la tubercolosi, la Rifampicina, in modo tale da prevenire ogni possibile progredire della malattia. Coloro che verranno trovati sani potranno normalmente tornare a casa con i propri genitori.
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