Tutti conosciamo i fastidiosi sintomi della carie: sensibilizzazione della parte aggredita dai batteri, particolarmente accentuata in presenza di stimoli fisici, come il caldo e freddo, o chimici (zuccheri). Man mano che la carie scende in profondità avvertiamo nevralgia, di diversa intensità e incidente sul trigemino, sul nervo mandibolare o sul nervo mascellare, a seconda del dente interessato. Questi sintomi, però, sono un campanello d’allarme suonato troppo tardi, in quanto significa che la carie è progredita, intaccando prima la dentina, fino ad arrivare alla polpa dentaria: in questo caso il dolore può essere molto intenso poiché la polpa, ricca di terminazioni nervose e vasi sanguigni, rimane scoperta e pertanto tende ad infiammarsi e ad infettarsi, venendo a contatto con gli stimoli esterni.
Se la carie è allo stadio iniziale o è superficiale, può non arrecare alcun fastidio o provocare solo una maggiore sensibilità del dente, quando si masticano cibi particolarmente dolci, salati o aciduli. Risulta infatti visibile solo a seguito di un’attenta osservazione del dente, che può risultare particolarmente difficile, ad esempio se la carie è situata in un dente posto in fondo al cavo orale, oppure nel punto di congiunzione tra due denti, soprattutto in un punto particolarmente stretto, oppure se allo stadio iniziale.
Un altro caso difficile è l’aggressione della carie ai denti mal posizionati oppure se infiltrato sotto una vecchia otturazione o sotto una corona. Non dimentichiamo, però, anche gli effetti negativi di un altro grande nemico della salute orale: il tartaro, che può causare dall’alitosi alle più gravi infiammazioni locali e generalizzate.
Ma cos’è il tartaro? Può essere definito come un insieme di depositi minerali fortemente calcificati, adesi ai denti e colonizzati da batteri. Vi sono depositi che si trovano sulla superficie esterna dei denti e quelli che albergano nello spazio tra la gengiva e la radice, che insinuandosi in profondità possono creare delle tasche parodontali. Proprio per queste ragioni risulta di primaria importanza la diagnosi della carie e del tartaro e soprattutto il loro riconoscimento precoce.
Abbiamo visto quindi che denti a prima vista sani possono nascondere una carie subdola poco identificabile con la sonda tradizionale e con i raggi X. Esiste però oggi un moderno strumento per la diagnosi della carie ideale nella diagnostica dello studio dentistico, in quanto non tralascia né carie né concrezioni, basato sulla fluorescenza indotta da laser a luce rossa. Riesce a rilevare la presenza di una carie profonda a livello della dentina, nonostante la struttura smaltata del dente risulti apparentemente intatta. Anche le lesioni minime e le carie dello spazio interprossimale vengono alla luce con sicurezza e senza sottoporre il paziente a eventuali RX. Oltre all’individuazione della carie, riconosce le concrezioni di tartaro nelle tasche parodontali e ne consente l’eliminazione totale.
Come funziona? Un diodo laser genera luce ad impulsi con una determinata lunghezza d’onda che viene indirizzata sul dente. La sostanza modificata dei dente viene sollecitata dalla luce e, se siamo in presenza di carie o concrezioni, la risposta alla radiazione fluorescente genera un’onda riflessa seguita da un segnale acustico. La lunghezza d’onda elaborata mediante un sistema elettronico fornisce la valutazione del caso e segnala l’intensità della carie e del livello di tartaro riscontrati.
Ai denti esaminati tramite la scansione, viene assegnato automaticamente un valore numerico e, a seconda dell’intervallo di riferimento in cui viene classificato, si diversifica il tipo di intervento necessario (dalla semplice pulizia professionale alla profilassi intensiva; sino al restauro conservativo e alla profilassi intensa). Questo nuovo dispositivo presenta poi una particolarità interessante: un dispositivo sonoro permette al paziente di seguire in modo chiaro il trattamento, generando il suo coinvolgimento e motivazione.
Quindi vantaggi indiscutibili per il paziente, in quanto tale dispositivo non comporta il contatto con la superficie dei dente e pertanto non provoca danni alla sostanza sana del dente. Come ben sappiamo, poi, una carie precocemente riconosciuta consente un intervento indolore e minimamente invasivo e, se trattata allo stadio iniziale allunga la vita al dente.