Il parkinson è una malattia neurologica degenerativa altamente invalidante la cui cura ancora non è stata scoperta. Run For Parkinson’s è un evento che coinvolge più di 40 città in 10 nazioni grazie ad una maratona di solidarietà. Anche quest’anno il testimonial per l’Italia è Yuri Chechi.
In Italia siamo arrivati alla quinta edizione di questa rassegna che in qualche modo riassume ciò che diventa la vita del paziente malato di Parkinson: una vera e propria maratona, ma piena di ostacoli. Tremore, difficoltà a deambulare, la necessità di dover fare affidamento in modo più serio e forte sui propri amici e famigliari. Questa corsa, che chiama a raccolta tutti noi, dà modo di focalizzare l’attenzione su quelle che sono tutte le necessità relative alla patologia: maggiori fondi per la ricerca, medicinali perlomeno in grado di tenere sotto controllo i sintomi, un’assistenza sanitaria degna di questo nome. Run For Parkinson’s inizia ad aprile, il mese nel quale ricorre la giornata mondiale dedicata alla malattia e si snoda evento dopo evento, fino alla maratona di luglio nel Parco di Monza. Spiega a presidentessa della sezione italiana dell’associazione:
Run For Parkinson’s rappresenta l’occasione di vivere la malattia in modo attivo, da veri protagonisti. Una corsa è sicuramente quanto di più lontano ci sia, nell’immaginario comune, dal soggetto affetto da problemi motori ma proprio per questo rappresenta una meravigliosa seconda possibilità per affermare con i fatti la volontà di vivere e di non soccombere passivamente a un percorso già segnato da questa diagnosi.
Statisticamente sappiamo che sono almeno 250mila le persone in Italia ad essere affette da Parkinson: il 25% con età inferiore ai 50 anni e il 10% con meno di 40. I sintomi possono essere controllati più facilmente che nel passato, ma una cura definitiva alla malattia è ancora lontana. Possiamo fare qualcosa anche noi, aiutando ad informare sulla patologia e partecipando ad opere di solidarietà: questa maratona è l’occasione ideale, che dite? Riguardiamo insieme l’intervista fatta a Yuri Chechi lo scorso anno.
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