La sindrome di Tourette colpisce di più i maschi, si manifesta presto e tende a regredire intorno ai 25 anni. La Sindrome di tourette è un serio disturbo neurologico caratterizzato da tic motori e sonori, ripetizione ossessiva e involontaria di parole, deficit di attenzione, comportamenti compulsivi e talvolta autolesionisti. Questi i sintomi della Sindrome di Tourette, una malattia poco conosciuta che in Italia coinvolge tra le 500 e le 600mila persone, di cui 100 mila gravi e 10mila gravissime. Spiega Mauro Porta, neurologo responsabile del Centro Tourette e Malattie extra-piramidali dell’Irccs Galeazzi di Milano, unico centro italiano per la cura di questa patologia e leader anche a livello mondiale
«Si tratta di una patologia neurologica, non psichiatrica, come per lungo tempo si è creduto. D’insorgenza precoce, solitamente intorno ai 5, 6 anni, con una preponderanza maschile (il rapporto è 5 maschi su 3 femmine). Raggiunge il suo picco in età scolare per poi regredire spontaneamente intorno ai 25 anni (per i due terzi dei pazienti)»
La sindrome di Tourette, chiamata così dal nome dei neurologo francese che la descrisse per la prima volta nel 1885, è caratterizzata dalla presenza di disturbi dell’attenzione: caso tipico il bambino che non sta mai attento e viene costantemente rimproverato dall’insegnante. Tic sonori, per esempio, l’adolescente che tossisce per un inesistente fastidio in gola, 0 tic motori, come lo sbattere in continuazione le palpebre. Fino a manifestazioni che mettono in crisi la convivenza sociale, come la tendenza a annusare e toccare il prossimo, ad emettere strani suoni, a grattarsi in maniera ossessiva.Prosegue Porta:
«Proprio per la complessità della sua sintomatologia si tratta di una malattia difficilmente diagnosticabile: prima magari si va dall’oculista perché si sbattono le palpebre, poi le maestre indirizzano dallo psicologo, o dall’otorino, perché pensano che il bambino non senta bene e via di questo passo».
Ma realtà l’identità è chiara, anche se le cause della sindrome, non ancora del tutto note, fanno comunque pensare a una predisposizione genetica, associata ad un’infezione da streptococco betaemolitico che agisce da fattore scatenante. Per curare la malattia, si utilizzano diversi farmaci: dai neurolettici di nuova generazione agli antipertensivi come la clonidina, dagli antidepressiví alla nicotina.
Nei casi più estremi può venire proposta anche la Deep Brain Stimulation, che consiste nell’impianto di microelettrodi in precise aree celebrali. Ma spesso invece basta ricorrere al Habit Reversal cioè al tentativo di mascherare i tic. Un esempio? Usare il fazzoletto per camuffare il tic di tirar su col naso.