Babbo natale, quel grandioso vecchietto dalle guance rosse e dalla barba lunga, esiste per i bambini di tutto il mondo. Perché è bene che esista? La spiegazione risiede in tutti quei processi che una “conoscenza” di questo genere instaura nei più piccoli.
Credere in qualcosa per un bambino non è solo un esercizio di fantasia, qualsiasi psicologo potrà confermarlo, ma un vero e proprio processo di crescita sul quale si può basare il futuro relazionarsi di quest’ultimo e la sua salute psicofisica.
Sperare in un regalo, immaginare questo nonno di tutti che la notte di Natale premia i bambini buoni, è magico. E a Babbo Natale possiamo aggiungere tutti gli altri personaggi mitici portatori di doni: è tutto di primaria importanza per dare al bambino una sua dimensione.
Il credere nella magia del Natale, nella presenza di un essere che prescinde dai propri genitori , e che per di più ha il ruolo di premiante nei suoi confronti, porta il bimbo ad avere una prima coscienza di sé e delle sue azioni. Cercate di ricordare quando i vostri genitori vi dicevano di comportarvi bene altrimenti Babbo Natale non vi avrebbe portato niente… la paura di deludere quel dolce vecchietto vi spingeva a seguire le regole. Determinati “paletti” posti venivano rispettati e voi, da bambini, iniziavate a capire cosa poteva essere giusto e cosa sbagliato.
L’efficacia psicologica della figura di Babbo Natale non consta solo in questo ma anche nel processo che si instaura nel bambino in età scolare. Non per ciò che riguarda la sua esistenza, ma al contrario per la sua non esistenza. Spesso e volentieri i bambini di una certa età infatti, arrivano da soli a capire che Babbo Natale non corrisponde altro che ai suoi genitori. La televisione, le pubblicità ed il bombardamento costante di input portano il bambino ad una coscienza autoctona del concetto di esistenza di questa figura, dando modo alla propria fantasia di ritirarsi di buon ordine da sola.