Stress, insonnia, crisi d’ansia: almeno un italiano su dieci pensa di avere problemi di salute legati al lavoro. Questo quanto emerge da un rapporto sull’occupazione dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, condotto su un campione di dipendenti dell’Unione europea. Più precisamente, il 1,6 per cento degli italiani soffre di stress da lavoro, indipendentemente dal ceto, dal titolo di studio e dalla professione svolta. Negli ultimi dieci anni, inoltre, si è registrato un aumento del 3,2 per cento. A livello europeo, invece, secondo i dati dell’Agenzia per la sicurezza e la salute del lavoro, sono circa 40 milioni i lavoratori interessati da disturbi gastrointestinali e cardiovascolari, affaticamenti e depressioni causati dalla vita professionale.
Ma che cos’è di preciso lo stress da lavoro? Spiega Angela Goggiamano, medico dell’Istituto nazionale assicurazione sul lavoro
“E’ l’insieme di reazioni fisiche ed emotive, che si manifestano quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle. Lo stress non è di per sé una malattia, ma uno stato di malessere che genera disfunzioni fisiche, psichiche e sociali. Gli stimoli legati allo stress, infatti, possono essere estremamente utili entro certi limiti (il cosiddetto eustress, quello “buono”). Sono invece dannosi quando lo stress si verifica in modo acuto, molto intenso, oppure se gli stimoli perdurano nel tempo”
I danni del mal di lavoro sono stati ormai dimostrati da molti studi: secondo la letteratura scientifica la risposta allo stress parrebbe correlata con molte gravi patologie, tra cui il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari, la depressione, l’Alzheimer, le malattie età-correlate, le alterazioni immunitarie. Ritmi pressanti, tensione, frustrazione, incertezza nella definizione delle mansioni e dei compiti, difficoltà nei rapporti interpersonali, ma anche monotonia e ripetitività, fino a forme di violenza vera e propria: questi alcuni dei fattori che hanno il peso maggiore nel creare situazioni ad alto stress lavorativo.
Ma oltre ai fattori esterni, c’è anche una componente individuale molto forte che varia da persona a persona. Più che i fatti oggettivi è rilevante, infatti, il modo in cui vengono vissute le situazioni lavorative. È questo a renderle più o meno stressanti: lo stile di vita personale, gli atteggiamenti e l’interpretazione che si dà a ciò che accade sul posto di lavoro.La soluzione del problema è quindi duplice: da un lato occorre una maggiore consapevolezza e conoscenza dei rischi collegati allo stress “professionale” da parte del datore di lavoro e dei lavoratori. Dall’altro, imparare a gestire il proprio stress, attingendo alle proprie risorse per affrontare i momenti di crisi.