Una volta le nostre mamme ci dicevano che mangiare il pesce ci faceva diventare intelligenti. Oggi abbiamo prove certe che questo alimento può aiutare con la memoria, non si sa quanto con l’intelligenza, ed ora persino aiuta ad evitare il morbo di Alzheimer. A dir la verità già nel lontano 1989 questo sospetto era venuto ad un gruppo di ricercatori di Pittsburgh, ma ora è diventato un fatto statistico grazie proprio a quei volontari che si sottoposero ai controlli dell’epoca.
Una dieta che prevede il consumo costante di pesce, al forno o alla griglia, può ridurre di 5 volte il rischio di contrarre il morbo di Alzheimer, una condizione in cui, a causa della morte rapida dei neuroni, l’attività cerebrale declina e col tempo si perde la memoria a breve termine, la capacità di effettuare anche le operazioni più semplici, e poi anche di parlare. Secondo i ricercatori americani che hanno effettuato questo studio, non solo l’Alzheimer, ma anche il normale decadimento cognitivo lieve può essere rallentato o evitato grazie alle proprietà del pesce.
I risultati hanno mostrato che le persone che consumavano pesce al forno o alla griglia, almeno una volta alla settimana, avevano una migliore conservazione del volume della materia grigia nella risonanza magnetica, soprattutto in aree cerebrali a rischio malattia di Alzheimer
ha spiegato Cyrus Raji, coordinatore dello studio che ha coinvolto 260 persone i cui dati sono stati analizzati attraverso il Cardiovascular Health Study, un pozzo di informazioni sulle abitudini degli americani che ovviamente consideravano anche l’alimentazione.
Mappando il cervello con la risonanza magnetica 3D, i ricercatori hanno notato un volume maggiore del cervello delle persone che consumavano più pesce, da una a quattro volte a settimana, rispetto a quelle che non lo consumavano mai. Il volume cerebrale è la prova più evidente dello stato di salute perché un cervello più piccolo significa cellule cerebrali morte in quantità maggiore. Sul lungo termine, le persone con quest’alimentazione corretta hanno mostrato una migliore memoria, che è il primo segnale della presenza o meno del morbo di Alzheimer.
[Fonte: La Stampa]
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