Nelson Mandela si è spento all’età di 95 anni circondato dall’affetto dei suoi cari all’interno della sua abitazione a Pretoria in Sudafrica. Malato da tempo, le sue condizioni di salute si erano aggravate questa estate.
Da qualche settimana il leader sudafricano si trovava in condizioni di salute incerte. Questa estate le gravi crisi respiratorie ed il lungo ricovero per la sua stabilizzazione e non molte settimane la decisione, una volta superata la criticità, di riportarlo a casa per fargli vivere quelli che si presumevano fossero i suoi ultimi tempi di vita su questa terra nella tranquillità dell’ambiente famigliare. A stroncare Nelson Mandela sono state le complicazioni dovute alla tubercolosi contratta nel corso dei sui 27 anni di detenzione.
Il leader durante la sua vita è stato molto attivo non solo nel campo dei diritti umani, ma anche in quelli della salute e della scienza. Pensiamo al progetto Nacosa, che aveva tra gli impegni quello di arginare le epidemie di Aids in Africa. Il suo operare in tal senso portò, grazie al ministro della Salute Dlamini-Zuma alla creazione del piano nazionale National Security Plan: le autorità stabilirono ufficialmente che le persone affette da HIV non dovevano essere discriminate e che fosse necessario attuare un piano di prevenzione su larga scala.
Fu un vero peccato quindi quando nel 1999 il progetto si dissolse con il ritirarsi di Nelson Mandela dalla scena pubblica. Nonostante la mancanza di successo in tal senso è evidente che anche nel campo della salute pubblica il leader sudafricano abbia sempre investito pienamente tutto se stesso. I suoi 95 anni di vita sono stati un alternarsi di gioie e di dolori che hanno regalato al mondo, un po’ come successe con Gandhi una figura autorevole in grado di lottare per il suo popolo ed ingenerale per chiunque ne avesse avuto bisogno. Ed è questa l’eredità di se stesso che Mandela lascia a tutti noi: un esempio da seguire.
Photo Credit | Getty Images