Il simeprevir è stato autorizzato al commercio dalla Commissione Europea per il trattamento dell’epatite C da solo ed in associazione con sofosbuvir, a prescindere dall’uso di ribavirina. Si tratta di un’ottima notizia per i malati affetti da questa patologia.
L’approvazione al commercio del simeprevir può infatti portare ad un approccio terapeutico che non necessita di interferone. I ricercatori che ne hanno proposto l’utilizzo ne hanno infatti confermato l’efficacia in 12 settimane nel corso dei loro studi. Il simeprevir è un inibitore di proteasi di nuova generazione per il trattamento degli adulti con epatite C cronica di genotipo 1 e 4 che risultano essere intolleranti al trattamento con l’interferone. E tenendo da conto i classici effetti collaterali di quest’ultimo come debolezza, malessere generale, nausea e febbre, la possibilità di poter contare su un protocollo medicinale alternativo rappresenta davvero un grande passo avanti per la cura della malattia. Non sarà il superfarmaco presentato da poco e dal costo esorbitante che elimina la malattia nel 90% dei casi, ma i tratta comunque di una buona opzione.
Non dobbiamo dimenticare che l’epatite C è una malattia che se non trattata, può causare gravi danni al fegato, tra i quali vi sono anche la cirrosi ed il cancro che possono avere conseguenze mortali. Ed in tutto il mondo, dato importante, sono circa 150 milioni le persone che ne sono affette. L’infezione da HCV è la principale causa di trapianto di fegato in Europa. Commenta il dottor Andrew Ustianowski, il Presidente del British Viral Hepatitis Group e Consulente dell’Infectious Diseases at North Manchester General Hospital che ha potuto testare il farmaco:
Lo scenario del trattamento dell’infezione da epatite C sta evolvendo rapidamente. Simeprevir è un efficace e ben tollerato ampliamento delle nostre terapie contro l’epatite C, ed è un progresso molto apprezzato sia per i pazienti con genotipo 1, sia per quelli con genotipo 4.
Il trattamento non ha presentato eccessivi effetti collaterali nei pazienti facenti parte dei campioni utilizzati nei tre studi di fase 3 che hanno portati all’approvazione del farmaco da parte della Comunità Europea.
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