Sono sempre meno i bambini che vengono sottoposti al vaccino per morbillo e rosolia: secondo gli ultimi dati resi pubblici da Michele Conversano, presidente Società Italiana d’Igiene, si è registrato un calo di circa il 25%, una percentuale piuttosto alta e che sarebbe dovuta alle numerose campagne anti vaccinali che allarmano i neo genitori e li spingono a non sottoporre i loro bambini a questo tipo di vaccino.
La questione relativa ai vaccini è sempre stata molto combattuta: a fronte di coloro che sottolineano l’importanza di vaccinare i bambini per non farli ammalare, ci sono quelli che sostengono il contrario e puntano il dito contro la pericolosità dei vaccini che esporrebbero i piccoli a rischi inutili e conseguenze spesso irreparabili. Insomma la questione è particolarmente delicata ma negli ultimi tempi, visto il calo del 25% per quanto riguarda il vaccino per morbillo e rosolia, a guadagnare terreno sembrano essere coloro che identificano nei vaccini troppi rischi e dunque decidono di evitarli. Anche se Michele Conversano, nel tentativo di argomentare l’importanza di sottoporre un bambino al vaccino per morbillo e rosolia, sottolinea all’Ansa di come negli ultimi 18 anni le campagne vaccinali abbiano ridotto del 99% i casi di contagio da morbillo evitando dunque circa 2 milioni di casi di contagio e 2000 conseguenti decessi.
Tesi sposata e arricchita anche dall’intervento di Renato Soncini, presidente Gruppo Vaccini Farmindustria, che sottolinea di come in generale la vaccinazione sia uno strumento di spesa intelligente per i neo genitori perché a poco costo assicura la salute dei più piccoli evitandoli malattie importanti. Ancora, si sottolinea come il calo brusco della vaccinazione sia più evidente in tutte quelle regioni in cui le associazioni anti vaccinali operano con più frequenza: i neo genitori, insomma, nell’incertezza di non sapere quali siano i rischi concreti di una vaccinazione, optano per non farla.
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