L’ebola si può trasmettere anche attraverso i cani e più generalmente gli animali domestici? E’ una domanda che si stanno ponendo in Spagna dove in via precauzionale hanno soppresso il cane dell’infermiera contagiata dal virus.
Quando abbiamo deciso di affrontare questo argomento, le informazioni sulle sorti dell’animale erano piuttosto confuse e contrastanti. Da un primo appello “Salviamo Excalibur” (questo il nome del cane), il quotidiano spagnolo El Mundo, lo ha dato per soppresso dopo poche ore per poi ritrattare. La conferma ufficiale della sua uccisione è arrivata nella serata di mercoledì 8 ottobre.
Ma torniamo alla domanda dell’apertura che potrebbe dare un senso a quelo che sta accadendo. A livello scientifico al momento non sussistono prove del fatto che gli animali possano essere dei veicoli del virus dell’ebola e che lo stesso possa fare il salto di specie. Non sarebbe più facile, in linea teorica, mettere sotto quarantena eventualmente un cane o qualsiasi animale domestico al pari di ciò che è stato fatto con le persone per verificare che lo stesso non sia stato contagiato? Una ipotesi che a quanto si evince da ciò che è accaduto in Spagna, le autorità non hanno voluto prendere in considerazione. Il marito della donna contagiata dall’ebola, prima di essere ricoverato, non solo ha fatto in modo tale di lasciare al proprio cane tutto ciò che poteva essergli utile per la sopravvivenza in sua assenza ma ha anche allertato le associazioni animaliste affinché tentassero di bloccare l’uso della forza da parte degli uffici preposti per appropriarsi del cane ed abbatterlo. Senza successo purtroppo.
Quello dell’ebola è un virus molto particolare di cui sappiamo che a diversi ceppi corrisponde una gravità differente della malattia ed una maggiore possibilità di sopravvivenza. In tutti i casi si tratta di un agente patogeno per il quale non conosciamo terapia efficace e non possiamo prevederne il decorso. E’ vero che la sicurezza viene prima di tutto, ma piuttosto che eliminare cani, gatti o qualsiasi animale domestico che in caso della morte della persona che li possiede possono essere di conforto a chi rimane, sarebbe consigliabile osservare dapprima se gli stessi possano contrarre o meno la malattia effettivamente?
Non potrebbe aiutarci a comprendere se ne sono veicolo o in qualche modo immuni e sfruttarne in caso il meccanismo rilevato? Sono molte le domande prive di risposta: bisognerebbe concentrarsi sul trovare quelle piuttosto che prendersela, come accaduto, con un animale innocente.
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