Vaccini ed autismo, smentito ancora legame? La risposta è si. Non è la prima volta che la ricerca scientifica affronta questo dilemma e non si tratta nemmeno dell’ultima volta che verrà asserito che non vi è correlazione tra le due cose.
Sono almeno 15 gli anni di studi susseguitisi nei quali non è emerso alcun collegamento tra l’autismo e il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia, quello finora messo di più sul banco degli imputati. Tra l’immunizzazione dell’organismo e i disturbi dello spettro autistico nessuna indagine finora ha riscontrato una correlazione. L’ultimo studio in ordine di tempo, questo di cui vi stiamo parlando, è stato basato su un campione di 95mila bambini, con fratelli più grandi, di cui alcuni affetti da autismo. I dati raccolti hanno mostrato che non vi è un aumento di rischio in quelli sottoposti a vaccinazione. E questo nonostante una possibile famigliarità della malattia data proprio dalla tipologia di volontari presa in considerazione.
Lo studio, condotto dal National Institute of Mental Health Statunitense è stato pubblicato sulla rivista di settore JAMA. Perchè è stato affrontato ancora una volta il tema in questo studio? Molto semplice: si voleva tentare di rassicurare quei genitori che si rifiutano di vaccinare i propri figli, al fine di evitare che questi ultimi potessero sperimentare la virulenza delle malattie contenute nello stesso perché non protetti. Soprattutto per quegli adulti che spaventati dalla presenza di un caro affetto da autismo in famiglia si rifiutavano categoricamente di vaccinare i figli più piccoli. Come spiegano i ricercatori:
Coerentemente con gli studi su altre popolazioni, non abbiamo osservato alcuna associazione tra la vaccinazione morbillo-parotite-rosolia e aumento del rischio di autismo. Non abbiamo trovato alcuna prova, inoltre, che ricevere 1 o 2 dosi di vaccino sia associato a un aumentato rischio di autismo tra i bambini con fratelli maggiori già malati.
La ricerca, tra l’altro, ha fatto in modo di smentire ancora una volta quella del 1998 di Andrew Wakefield, pubblicata sulla rivista The Lancet in seguito ad uno studio condotto su un campione di 12 bambini. Decisamente troppo piccolo per essere considerato valido e frutto di una tangente ricevuta dal medico.
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