Parte l’iniziativa #UnaCasaPerChiara per garantire la riabilitazione necessaria a Chiara Insidioso Monda, la ragazza aggredita e ridotta in fin di vita dal convivente. La giovane ha infatti bisogno di vivere in una struttura dove possa essere seguita nel modo in cui il suo caso merita.
La burocrazia italiana sta costringendo la giovane Chiara ad essere ricoverata in una casa di cura per anziani dove i progressi raggiunti con il ricovero nella IRRCS Santa Lucia di Roma, famosa per le sue terapie riabilitative, rischiano di andare perduti. Rimasta in coma per dieci mesi presso l’ospedale San Camillo, la giovane si sveglia in uno stato di minima coscienza: non parla e non cammina e necessita di assistenza continua. E’ solo con il trasferimento nella struttura specializzata che nonostante i gravi danni neurologici che ha subito con le percosse ricevute riesce a comunicare e ricomincia a relazionarsi nuovamente con ciò che ha attorno.
Ora tutto rischia però di scoppiare come una bolla di sapone con il trasferimento. Purtroppo non ha a disposizione una abitazione dove poter avviare un’assistenza domiciliare adatta alle sue condizioni. E’ per questo che su Change.org è partita una petizione indirizzata alle istituzioni in cui si chiede allo Stato di trovare una soluzione adeguata alle condizioni della ragazza che le consenta di vivere con dignità. Si legge nel testo:
[…]Apprendiamo che tra venti giorni Chiara sarà dimessa dalla Fondazione, dove sono riusciti a riportare Chiara a relazionarsi con l’ambiente circostante e a comunicare, e sarà messa in una casa di cura per anziani terminali con un livello di coscienza minore rispetto al suo, malgrado possa ancora migliorare la sua condizione riabilitativa e sia stata avviata a un progetto che potrebbe far avanzare la sua autonomia. […] Lo Stato Italiano [..] ha l’obbligo di intervenire con una compensazione economica che garantisca a Chiara un accesso agevolato a forme di assistenza ai fini della riabilitazione e di reinserimento a una vita il più possibile normale. Un obbligo che la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, ratificata dall’Italia nel 2013, spiega ampiamente nell’articolo 30.
Grazie ad un’assistenza specializzata Chiara potrebbe infatti migliorare ancora: perché negarle tutto questo?
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