Tutelare la salute degli italiani residenti all’estero. Parliamo di centinaia di migliaia di persone che non possono sempre contare sul questo diritto. Una petizione per cambiare lo stato delle cose è stata recentemente lanciata.
Gli iscritti all’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, possono usufruire di alcuni “privilegi” fuori dello stato italiano. L’assistenza sanitaria diretta è uno di questi in tutti i paesi dell’Unione Europea, in Svizzera, ed in specifici paesi con i quali l’Italia ha stipulato un’accordo. In altri si può chiedere un rimborso tramite l’ufficio consolare del paese dove ci si è trasferiti se lo stesso prevede questa possibilità.
Se ci si trasferisce in un paese dove l’Italia non ha accordi bilaterali in materia di assistenza sanitaria non solo non si ha la possibilità di usufruirne gratuitamente in loco, ma si perde automaticamente anche quella del luogo di provenienza. L’unico intervento ospedaliero usufruibile rimarrebbe quello di emergenza nonostante una tassazione venga comunque eseguita in tal senso sulle persone iscritte all’anagrafe nel corso della loro permanenza all’estero.
E’ proprio per questo motivo che la petizione sul sito Change.org è stata lanciata: qualsiasi persona si sposti per lavoro e sia obbligata ad iscriversi all’Aire non può rischiare di perdere i diritti in materia di salute che avrebbe se tale passo burocratico non venisse affrontato.
Come residenti in Italia, nonostante i ticket sulle ricette e sulle visite specialistiche, tendiamo a dare per scontato che nel momento in cui siamo in cattive condizioni di salute ci verranno fatti esami in base al bisogno. E’ assurdo che un simile privilegio smetta di essere tale, se si finisce in un paese che non ha accordi con l’Italia. E’ un pastrocchio legislativo che deve essere risolto per salvaguardare chiunque sia costretto a lasciare la propria casa per andare a lavorare all’estero: è come obbligare, al momento, una persona a rinunciare al proprio diritto alla salute.
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