Alzheimer e caregiver: quale deve essere la preparazione che una persona chiamata a prendersi cura di un malato di questo tipo deve avere? Un parente può essere sufficiente o vi è bisogno di personale specializzato in grado di intervenire nei momenti più difficili?
La Giornata Mondiale dell’Alzhaimer che si celebra il 21 settembre è un’occasione perfetta per fare luce sul ruolo di coloro che si prendono cura dei malati affetti da questa patologia. Perché la sintomatologia di quest’ultima ovviamente influisce in maniera netta sulla qualità della vita del paziente, ma apporta effetti importanti anche in quella dei famigliari. Fino a che il malato di Alzheimer è autosufficiente, quel che è necessario fare è tenere sotto controllo il suo comportamento, aiutarlo a riconoscere l’ambiente in cui si trova ed evitare di dare vita a cambiamenti (ambientali e di abitudini, N.d.R.) per non disorientarlo. Essere inoltre di supporto nell’assunzione della terapia e verificare che conduca una vita il più possibile equilibrata e sana.
Le cose cambiano nel momento in cui la demenza peggiora drasticamente e la persona non è più in grado di badare a se stessa. Vi possono essere dei casi limiti in cui i parenti caregiver sono personale sanitario e quindi in grado di provvedere adeguatamente ad iniezioni, eventuali necessità di flebo o apposizione del catetere. Ma nella maggior parte dei casi vi è bisogno di personale qualificato che sia in grado di provvedere a tali bisogni. L’assistenza sanitaria a domicilio è un servizio che si può richiedere alla propria Asl di competenza, la quale valuterà la richiesta, visiterà il paziente e darà il via libera. In questo modo il malato di Alzheimer potrà essere sottoposto non solo ad esami del sangue ma anche a visite specialistiche senza che debba essere spostato dalla propria abitazione.
Concludendo, il rapporto tra il paziente affetto da Alzheimer e il proprio caregiver è molto stretto e di continua dipendenza. Un famigliare può esserlo in maniera pressoché completa: ma necessita di supporto per quelle che sono le normali necessità medico-infermieristiche. Allo stesso tempo deve comprendere che per il suo bene e quello dello stesso malato è necessario porre delle piccole limitazioni che gli consentano di non rinunciare alla propria vita ed andare in burn out.
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