La rottura del polso determina, molto spesso, la necessità di immobilizzare la parte senza ricorrere all’intervento in attesa di una pronta guarigione. Ma molto spesso la domanda che ci si pone è: quando è meglio il gesso e quando il tutore? Non sta certo a noi deciderlo, ma spetterà all’ortopedico illustrarci le possibilità di scelta quando ci troviamo di fronte a un problema di questo genere.
Sia il gesso che il tutore puntano a immobilizzare la parte lesa in attesa che l’osso fraturato si ricomponga. Il gesso, rispetto al tutore, presenta dei vantaggi ovvero può essere creato ad hoc per il paziente che dovrà indossarlo. Generalmente preparato con l’applicazione di maglie tubulari, cotonino e bende gessate, ha il vantaggio di modellarsi perfettamente all’anatomia dell’arto. Tra gli svantaggi, la pesantezza del materiale che molto spesso rende il gesso difficile da sopportare soprattutto alla lunga.
Il tutore è senza ombra di dubbio più leggero rispetto al gesso e, specialmente in caso di polso rotto, rende la convalescenza meno noiosa. Anche qui però occorre entrare nell’ottica che la parte fratturata deve rimanere assolutamente immobilizzata, per cui se pensate di usare il tutore a piacimento, togliendolo nel corso della giornata a seconda di quello che avete da fare, state già sbagliando. Tutore e gesso, per quanto diversi tra di loro, hanno un obiettivo comune: immobilizzare il polso per un periodo utile a far guarire l’osso nel migliore dei modi.
Ti potrebbe interessare anche:
► POLSO ROTTO O SLOGATO, COME CAPIRLO?
► FRATTURA DEL POLSO: RICONOSCIAMOLA SUBITO
Foto | Thinkstock