L’Italia al primo posto per le cure utili a trattare l’infarto al miocardio, patologia in crescente crescita ma che nel Belpase, molto più che nel resto di Europa, conosce significativi miglioramenti.
Seicento angioplastiche coronariche primarie per milione di abitanti è la soglia stabilita dagli esperti della comunità scientifica cardiologica internazionale per determinare se un sistema sanitario curi l’infarto del miocardio con efficacia e appropriatezza, offrendo assistenza di qualità. L’Italia è prossima a questo traguardo che, tra i grandi d’Europa, solo la Germania ha raggiunto. 583 angioplastiche primarie per milione di italiani è il numero degli interventi effettuati lo scorso anno nel nostro Paese, certificato da GISE – Società italiana di cardiologia interventistica – nel Rapporto di attività 2016 dei laboratori di emodinamica.
Giuseppe Musumeci, Presidente Gise, ha detto in merito:
Le angioplastiche coronariche primarie nel 2016 sono state 35.355 in Italia, un valore esattamente triplicato rispetto a 15 anni fa. Ciò mi porta ad affermare che il nostro sistema sanitario garantisce oggi a una persona colpita da infarto del miocardio la migliore cura possibile ossia la riperfusione meccanica attraverso un catetere con palloncino e l’impianto di uno stent. Se effettuato entro sei ore dall’infarto rappresenta il modo più efficace per salvare una vita, ridurre il rischio di un nuovo infarto e di ischemie ricorrenti, inoltre migliora la sopravvivenza a lungo termine. L’Italia primeggia in Europa in questa speciale graduatoria, davanti a paesi come Francia e Gran Bretagna
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