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Demenza, dieta sbagliata aumenta il rischio

Una dieta sbagliata può raddoppiare il rischio di demenza. Letteralmente Mens Sana in corpore sano: cerchiamo quindi di capire cosa è che rischia di farci male sul lungo periodo.

Quasi raddoppiato il rischio di demenza

Quando si parla di demenza, come di altre patologie, il problema è rappresentato dal consumo di quegli alimenti che possono favorire uno stato di infiammazione. Secondo una recente ricerca si arriverebbe addirittura al raddoppio del rischio di demenza in caso di alimenti infiammatori.

L’invito a seguire una dieta sana non è dettato da una moda, ma dal fatto che un’alimentazione scorretta può favorire sul lungo periodo i processi di neurodegenerazione che danno vita a questa tipologia di patologie neurologiche. Tra le quali ovviamente figura anche il morbo di Alzheimer.

Non è stato provato ancora, senza dubbio, un rapporto diretto di causa-effetto, ma è stato notato come il consumo di alcuni alimenti in particolare possa rappresentare un fattore di rischio per la comparsa e la progressione della demenza. Una stima dell’Organizzazione mondiale della Sanità suggerisce come saranno più di 250 milioni le persone affette da questo problema nel 2050.

Lo studio sopracitato ha calcolato quanto un regime alimentare ricco di alimenti pro infiammatori possa essere pericoloso. Il campione preso in considerazione è stato di oltre 1400 persone, tenute sotto controllo per più di vent’anni. È stato scoperto come una dieta infiammatoria apportasse fino all’ 84% di rischio in più.

Attenzione ad alcuni elementi

Non è la prima ricerca che si è occupata di verificare come una dieta, più o meno sana, avesse effetto sul nostro cervello. In questo caso è stato utilizzato il Dietary infiammatory Index (DII) o indice infiammatorio dietetico. Si tratta di un mezzo standardizzato in grado di misurare il potenziale infiammatorio di una specifica dieta.

Sono state considerate antinfiammatorie diete che presentano un buon numero di fibre, Vitamina A, D, E, C e quelle del gruppo B6. E ancora quelle che presentavano pepe, tè verde e aglio ,nonché buone dosi di acido folico e magnesio. Sono state considerati elementi pro infiammatori il ferro, i grassi saturi, i carboidrati e le proteine.

Ovviamente è stata la quantità di questi elementi a definire il maggior effetto infiammatorio. Di conseguenza sono risultate pericolose per la salute quelle diete che presentavano un punteggio DII più alto. Cosa ci insegna questo? L’importanza di seguire una dieta sana e bilanciata che presenti la giusta dose di macronutrienti e vitamine. Riuscendo nel bilanciamento di tutti gli elementi, favorendo il corretto comportamento dell’organismo senza stimolarne l’infiammazione.