Uno stile di vita sano, l’alimentazione equilibrata e variegata, un attività fisica regolare sono norme che vanno bene per tutto: se seguite con costanza aiutano a mantenere in salute tutto l’organismo. Ma per avere un fegato sano, che rimanga tale negli anni, ci sono alcuni consigli in più. A partire dall’igiene. Spiega Daniele Prati, direttore del dipartimento di medicina trasfusionale ed ematologia all’Ospedale “Manzoni” di Lecco e Segretario Aisf
«Molte patologie del fegato sono causate da un virus. L’epatite A si trasmette per via orale, mangiando o bevendo alimenti infetti, come frutti di mare o verdure. Bisogna fare attenzione a ciò che si mangia soprattutto se ci si trova in Paesi in cui le norme igieniche delle filiere alimentari non sono del tutto sicure»
E per le epatiti B e C?
«Entrambe si trasmettono con grande facilità attraverso il sangue. Oggi, il miglioramento delle condizioni igieniche e l’introduzione di screening sicuri per le donazioni di sangue hanno ridotto di molto il rischio di contrarli in ospedale».
Resta soltanto l’indicazione, per chi ha ricevuto trasfusioni di sangue prima del 1992, di sottoporsi al test per l’epatite C. E per l’igiene personale basta seguire il buon senso.
«Bisogna fare attenzione che i bambini non tocchino aghi o siringhe abbandonate nei parchi o nei boschi»
Come norma generale poi bisognerebbe non condividere oggetti per la toilette personale, forbicine o rasoi, che possono veicolare le infezioni. Regole da seguire in primo luogo tra persone che non si conoscono. E se in famiglia c’è qualcuno con epatite virale è opportuno estenderle in modo stringente. Puntualizza Prati
«Senza eccedere sul versante opposto non è il caso di diventare ossessionati dalla pulizia».
Sostiene Prati
” L’attività fisica ha un effetto benefico generale, soprattutto su molti aspetti metabolici e questo non può non influire sul fegato, visto che è al centro di quasi tutto il metabolismo”
Un esercizio fisico costante, regolare, commisurato alle proprio possibilità normalizza il livello dei trigliceridi, cioè il prodotto della trasformazione a cui i grassi alimentari, una volta ingeriti, vanno incontro. Nell’organismo svolgono essenzialmente una funzione di riserva energetica: le calorie in eccesso vengono trasformate in queste sostanze, che risultano più facili da immagazzinare, a discapito però del magazzino, vale a dire il fegato.
«Chi ha i trigliceridi elevati deve anzitutto ridurre armonicamente l’assunzione di tutti i cibi, e poi deve aumentare il dispendio energetico»
Palestra, piscina e bicicletta vanno benissimo. Ma anche chi non ha tempo da dedicare ad uno sport vero e proprio può “pensare alla salute del fegato“:
«In molti casi basta una camminata di 20 minuti, tutti i giorni, per normalizzare i trigliceridi».
E questo vale soprattutto per i più giovani, che secondo le statistiche sono sempre più sedentari e preferiscono guardare la televisione o giocare ai videogame, piuttosto che fare una corsa, tirare quattro calci a un pallone o fare una nuotata in compagnia. Afferma Prati
«Le malattie epatiche di tipo metabolico, non dovute a infezioni virali sono il risultato di decenni di cattive abitudini: occorre giocare d’anticipo, conducendo uno stile di vita sano fin dall’infanzia”