È merito della quercetina se mele e cipolle hanno guadagnato le pagine dei prestigioso British Journal of Nutrition: uno studio dell’Università di Ottawa (Canada), dell’Università di Aberdeen (Uk) e dell’Ireland’s National Cancer Registry (Irlanda), dopo aver esaminato un campione di 264 persone malate e 408 persone sane, è giunto alla conclusione che la presenza nella dieta del composto chimico quercetina provoca una riduzione del 50% dei rischio di sviluppare cancro del colon.
I partecipanti sono stati scelti all’interno di una popolazione bevitrice di tè (bevanda notoriamente ricca di flavonoidi) con un’alta incidenza di cancro al colon giusto perché i ricercatori volevano indagare gli effetti di alcuni sottotipi di flavonoidi presenti in alimenti diversi dal tè. È così che mele e cipolle si sono dimostrate preventive nei confronti dei tumore del colon. Il contenuto di quercetina è maggiore nelle varietà rosse e si trova concentrata soprattutto nella buccia. Ecco perché sarebbe meglio non sbucciare le mele.
Inoltre mangiare ogni mattina una scodella di cereali può essere una giusta strategia per fare incetta di polifenoli: a sostenerlo è Joe Vinson, un professore di chimica dell’Università di Scranton, in Pennsylvania. Insieme al suo team, Vinson ha dimostrato che i cereali integrali da colazione, in grani, barrette o fiocchi, contengono quantità importanti di antiossidanti protettivi per la salute. Lo studio ha analizzato i prodotti di 30 dei marchi statunitensi più famosi, accertando che tutti contengono polifenoli.
Le miscele a base di mais e avena sono risultate essere le più dotate (0,2% a scatola), mediamente fornite quelle di frumento (0,07%), mentre i livelli più bassi sono stati rilevati negli snack di riso (0,05%). I ricercatori hanno inoltre verificato che le quantità riscontrate sono paragonabili a quelle di frutta e verdura e che l’aggiunta di noci, nocciole, uvetta e cannella aumenta notevolmente il potere antiossidante dei mix di cereali.
Quando è ora di smettere di mangiare, i centri dì controllo della fame collocati nel cervello danno lo stop allo stomaco. O almeno questo è quello che succede quando non si esagera con i grassi. Uno studio condotto da Deborah Clegg dell’Università del Texas a Dallas, ha dimostrato che quando un pasto è troppo abbondante di lipidi, quelli in eccesso vanno a finire direttamente nel cervello dove bloccano i circuiti per il controllo dell’appetito, spingendo a mangiare troppo.
Ogni volta che si assumono cibi ricchi di acidi grassi polinsaturì il cervello comunica alle cellule dell’organismo di ignorare la presenza nei sangue degli ormoni leptina e insulina, facendo venire meno il senso di sazietà. La ricerca, pubblicata sul Journal of Clinical lnvestìgation, ha dimostrato che tra l’acido oleico, dell’olio extravergine di oliva, e l’acido palmitico presente nel burro, nei formaggi e nella carne rossa, è solo quest’ultimo a mandare in tilt il cervello.