Dolori alle articolazioni, malessere generale, stanchezza. La prima cosa che si fa, quando compaiono questi sintomi, è appoggiare un termometro sotto l’ascella. Si aspetta qualche minuto e si ha un’idea della temperatura corporea. Se la colonnina di mercurio è salita sopra i fatidici 37 gradi è febbre. La cosa più naturale da fare è infilarsi nel letto e coprirsi. Ma siamo sicuri che coprirsi bene stando a letto sia la cosa più giusta da fare? No, infatti, quando la temperatura del corpo aumenta non bisogna coprirsi più di tanto. Per arginare la febbre è meglio alleggerire il vestiario, soprattutto se si tratta di neonati che non dispongono ancora di un adeguato sistema di termoregolazione. E se non se ne va nemmeno con i farmaci antipiretici è bene applicare bende, imbevute con acqua ghiacciata sulla fronte.
L’aumento della temperatura corporea non è una malattia in sé: è un sintomo, cioè il segnale che qualche cosa non va nell’organismo. Di solito è la reazione a uno stato infiammatorio, cioè una complessa serie di reazioni che rappresenta il meccanismo di difesa verso le infezioni. Un organismo sano riesce a mantenere la propria temperatura tra i 36 e i 37,2 gradi anche quando fuori fa molto caldo o molto freddo. Di solito, si parla di rialzo termico quando la temperatura è superiore a 37,2 gradi e di febbre vera e propria quando sale sopra i 38 gradi. A tal proposito è opportuno sottolineare che questi parametri valgono se la si misura sotto le ascelle. Quando si usa un termometro rettale, invece, bisogna considerare che in questa sede la temperatura è naturalmente più calda di circa 0,5 gradi. Spesso poi la febbre non viaggia da sola. La sua comparsa viene annunciata da altri sintomi, come una sensazione di freddo, a volte con brividi più o meno intensi, debolezza e malessere, mal di testa, dolori articolari, nausea.
Nella maggior parte dei casi, a provocarla è un’infezione virale (la classica influenza) ma possono essere anche batteri e parassiti. Detto ciò, però, è bene precisare che la febbre, soprattutto se elevata, va curata perché può nuocere all’organismo. Infatti, lo sottopone a una notevole sollecitazione e comporta un grande dispendio di energie e di liquidi. La prima cosa da fare, a tal proposito, è introdurre liquidi in abbondanza. Acqua, ma anche succhi di frutta, té, tisane, brodo.
Dopodiché si può ricorrere a medicinali di automedicazione, acquistabili in farmacia senza ricetta medica. Sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosiddetti Fans. I più usati per abbassare la febbre sono il paracetamolo e l’acido acetilsalicilico, quest’ultimo soltanto se si hanno più di sedici anni. Meglio assumerli a stomaco pieno, e assieme a una buona quantità di acqua (uno o due bicchieri). I Fans, come tutti i farmaci di automedicazione, vanno assunti nel modo più opportuno, seguendo cioè le “istruzioni” che si trovano sul foglietto illustrativo. E soltanto se è strettamente necessario, facendo anche attenzione al dosaggio. In ogni caso, se la febbre persiste oltre 48 ore di trattamento con i farmaci o se è accompagnata da sintomi sospetti è necessario consultare il medico.
Fonte originale http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Febbraio_2010/12_Vero_e_falso.pdf