Farmaci generici, solo un italiano su 10 li usa. Nel nostro paese il nome del farmaco sembra mantenere un importanza psicosomatica per coloro che ne fanno uso. Dati in netto miglioramento però, rispetto alle stime di dieci anni fa, quando solo un italiano su 100 li acquistava.
A rivelarci le abitudini dei cittadini ci pensa il volume “Farmaco generico, un cammino lungo dieci anni. I protagonisti si raccontano” facente parte della collana “I libri del Sole 24 ore” e presentato nei giorni scorsi.
Un lavoro di concerto tra gli scrittori e giornalisti Massimo Cherubini, Francesca Giani e Michele Usa e patrocinato da Assogenerici in collaborazione con Teva-Ratiopharm.
Il libro esce a celebrare il primo decennio della legge 405/2001 che ha introdotto in Italia l’utilizzo dei farmaci generici. Si tratta di un mercato con oltre 50 aziende all’attivo e 4.500 lavoratori dimostratosi di notevole supporto economico al Sistema Sanitario Nazionale. Grazie all’utilizzo di farmaci generici, non solo il cittadino ha spesso risparmiato qualche euro relativo alla “marca” del medicinale, ma il Ministero della Salute è riuscito a risparmiare circa 900 milioni di euro negli ultimi 3 anni. Parliamo di 189,47 milioni di confezioni vendute nel 2009, contro i 17 milioni del 2001.
Nonostante ciò l’Italia rimane fanalino di coda nell’utilizzo di farmaci generici, rispetto ad una media europea che vede il 50% dei cittadini utilizzarli rispetto a quelli provvisti di marca. Insieme a noi, solo la Grecia. Un dato legato in parte al fatto che nel nostro mercato solo per il 13% delle sostanze in commercio esiste il generico in alternativa.
Il mercato dei generici stenta a decollare in parte anche a causa dei pregiudizi che i farmaci pagano nella mente dei cittadini. Lo sostiene Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano.
Un’indagine ha dimostrato che il 58% dei medici italiani esprime perplessità sui medicinali equivalenti. Il 60% esprime dubbi sull’efficacia dei senza marca e il 40% sulla loro tollerabilità. Timori assolutamente infondati che purtroppo, pur all’interno della classe medica, rispecchiano quelli della gente comune.
Aggiunge Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici:
La situazione è sicuramente cambiata rispetto a 10 anni fa. Credo che gli italiani siano ormai culturalmente preparati al generico, in un certo senso sono ora più “pronti” dei loro stessi medici. E’ una realtà con la quale i prescrittori dovrebbero confrontarsi al più presto.
Fonte: Il Tempo