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Obesità ridotta grazie alle tasse sulle bibite gassate

Imporre tasse più alte sulle bevande gassate e zuccherate può generare un sacco di soldi, ma potrebbe portare anche alla perdita di peso per un gran numero persone, anche se rischia di non avere alcun effetto tra i consumatori più ricchi. A spiegare questa nuova teoria è una ricerca dell’Università Duke di Singapore.

Lo studio, condotto da Eric Finkelstein, docente associato di servizi sanitari alla Duke ha osservato l’impatto differenziale sulle calorie e il peso di un’imposta aumentata del 20% e del 40% sulle bibite edulcorate tra le diverse categorie di reddito.

La ricerca, pubblicata su Archives of Internal Medicine, arriva in un momento in cui molte ricerche scientifiche dimostrano come le bevande edulcorate, consumate in maniera eccessiva, provochino diverse conseguenze sulla salute come obesità, diabete, malattie cardiache e persino parti prematuri.

I ricercatori hanno utilizzato informazioni in un database di famiglie americane che tracciava le loro abitudini alimentari, non solo sulle bevande, nel corso di un anno. Il database contiene informazioni sulla dimensione della famiglia, la demografia, il costo e la quantità di alimenti e bevande acquistate. Il team di ricerca ha esaminato gli acquisti di bevande gassate e non gassate nei supermercati per quantificare le variazioni dei prezzi, e come queste colpiscano le abitudini delle famiglie.

A differenza di precedenti analisi, lo studio ha calcolato le perdite di peso sia dovute alla riduzione degli acquisti di queste bevande che grazie al passaggio ad altri tipi di bibite non edulcorate. Si è potuto così calcolare che un aumento del 20% comporterebbe una riduzione media giornaliera di 6,9 calorie a testa, che nel corso di un anno dovrebbero equivalere a circa 300 grammi di peso, mentre una tassa del 40% ridurrebbe le calorie giornaliere fino a 12,5 e generare perdite di peso annuo fino a quasi mezzo chilo a testa.

Anche se piccola, data la tendenza all’aumento dei tassi di obesità, soprattutto tra i giovani, qualsiasi strategia che mostra anche una modesta perdita di peso dovrebbe essere considerata

ha conclulo il dott. Finkelstein. Com’è facile intendere, le riduzioni di peso sono conseguenti ad un minore acquisto di questi prodotti perché inciderebbero troppo sul bilancio familiare, dunque non valgono per le famiglie ricche.

[Fonte: Sciencedaily]