Parliamo di suicidi ed atti di autolesionismo tra gli adolescenti. Dati preoccupanti ci arrivano da un recente studio pubblicato dalla rivista Medico e Bambino ed effettuato dai ricercatori dell’Irccss Burlo Garofolo di Trieste.
Su 53mila cartelle cliniche dei Pronto Soccorso del Friuli analizzate e 1500 questionari compilati da studenti delle scuole superiori della Regione, nel 2005 e 2006, si evince infatti che ben 120 ragazzi hanno cercato di uccidersi o si sono provocati volontariamente delle lesioni.
Il tasso è in crescita ma il dato più preoccupante è che solo il 9% degli adolescenti che hanno evidentemente bisogno di un aiuto specializzato è stato effettivamente indirizzato verso la terapia psichiatrica.
Per gli psichiatri un campanello d’allarme per i genitori è il calo del rendimento scolastico, associato a gran parte dei casi di autolesionismo registrati dallo studio. Ma cosa spinge i giovanissimi a farsi del male e a compiere gesti estremi? Per Anna Oliverio Ferraris, psicologa dello sviluppo all’università Sapienza di Roma, non c’è alcun dubbio che si tratti dell’insicurezza trasmessa dalla società in cui viviamo, che avrebbe risvolti ancora più pesanti in un periodo così fragile come l’adolescenza. Spiega l’esperta che
I più giovani, magari condizionati dai molti discorsi sul precariato e sull’insicurezza nella società, si domandano se ce la faranno e in questo processo dovrebbero essere tranquillizzati dagli adulti, non necessariamente dai genitori, amici di famiglia, allenatori sportivi, figure che facciano da punto di riferimento, quello che oggi manca.
Per la psicologa, tagliarsi e procurarsi ferite e bruciature è un modo per sentire e provare qualcosa, riempiendo il senso di vuoto con un forte dolore fisico, e ancora è un mezzo per attirare l’attenzione degli adulti sul disagio che si sta vivendo. Per questa ragione, bisognerebbe interpretare i campanelli d’allarme e indirizzare i ragazzi verso l’aiuto dello psicologo: a volte bastano poche sedute per aprirsi come con i genitori non si ha il coraggio e la libertà di fare.
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[Fonte: Ansa]