Si aprono nuove porte conducenti alla comprensione del sonnambulismo. A quanto pare, secondo quanto rilevato da una ricerca condotta dalla Washington University School of Medicine, questo particolare disturbo del sonno avrebbe cause genetiche.
Lo studio è stato pubblicato su Neurology 1, rivista di settore.
Le cause del sonnambulismo, disturbo che porta le persone a muoversi e parlare nel sonno, sarebbero riscontrabili nel DNA, e precisamente nella regione del cromosoma 20. Geni che sarebbero in grado di regolare, alterandolo, il nostro comportamento nel periodo di riposo.
I media hanno sempre regalato una visione abbastanza fantasiosa del sonnambulismo, con bambini e adulti che camminano sul tetto dormendo: non sempre è così. Nella maggior parte dei casi il comportamento del sonnambulo consiste nel ripetere nel sonno azioni che si svolgono spesso nel corso della giornata, come andare al bagno, infilarsi calzini e cose simili. In Italia è affetto da questo disturbo che colpisce la fase più profonda del sonno, circa il 2% della popolazione infantile ed lo 0,3% di quella adulta.
La coordinatrice dello studio, la dott. Christina Gurnett ed il suo team sono partiti proprio da un episodio spiacevole che ha visto protagonista una bambina da 12 anni affetta da sonnambulismo ( la ragazzina, del tutto inconsapevolmente usciva tutte le notti, n.d.r.) e partendo da ciò hanno analizzato la storia genetica dell’intera famiglia. Il risultato è stato sorprendente: su ben 22 soggetti correlati tra di loro da legame di parentela e prese in considerazione, il problema è stato riscontrato su ben 9 persone.
La “diagnosi” è avvenuta grazie all’esame della saliva, tramite la quale è stato possibile identificare il difetto a livello genetico. Non solo, è stato riscontrato che il famigliare che presenta la modificazione genetica, sviluppa il 50% delle probabilità di “passare” la il problema ai propri figli.
Spiega la Gurnett:
Non sappiamo ancora quali dei geni presenti in questa regione sul cromosoma 20 siano responsabili del sonnambulismo . Scoprirli ci potrebbe aiutare a identificare e trattare questa condizione.
Tra di loro anche l’adenosina deaminasi, già conosciuto per essere legato al sonno ad onde lente.
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Fonte: Repubblica