Quante volte scorrendo il giornali si è avuta notizia di interventi estetici condotti presso ambulatori non finiti in maniera ottimale? Molte volte rispetto ai dati provenienti da strutture sanitarie pubbliche. Da oggi in poi, grazie al decreto interministeriale del Ministero della Salute a tal riguardo i pazienti non dovranno avere più timore di affidarsi alle cure di centri estetici.
Le nuove norme indicate nel decreto infatti sono relative ad una maggiore tutela del consumatore e dei suoi diritti ed alla messa a punto di indicazioni specifiche ed aggiornate per i lavoratori del settore estetico, partendo dai massaggi fino ad arrivare alla formazione stessa degli operatori.
Tra le autorità soddisfatte dalla nuova normativa ma richiedenti ancor maggiore serietà vi è Angelica Pippo, presidente di Confestetica:
Questo decreto si è fatto attendere per 21 anni e rappresenta senz’altro un passo. Restano tuttavia ancora aspetti da chiarire, a partire dall’accesso alla professione di estetista.
Per capire meglio cerchiamo di fare un passo indietro. La professione di estetista, si ottiene attualmente non solo attraverso il corso di studio dedicato di circa 1800 ore, anche semplicemente lavorando per tre anni in una struttura. Senza studi pregressi.
Continua la Pippo:
Questo significa che durante l’addestramento il “praticante” fa esperienza sulla pelle del cliente, con tutti i rischi che ciò può comportare. Ci stiamo battendo per eliminare questa possibilità e per realizzare una sorta di “patentino” per gli operatori che intendano utilizzare apparecchiature sofisticate, come i laser per la depilazione: se vogliamo veramente tutelare i nostri clienti dobbiamo spingere sulla formazione e l’aggiornamento continuo. Tanto più se si considera che, in caso di effetti indesiderati o incidenti nel corso dell’utilizzo di questi apparecchi, l’estetista ne risponde sul piano civile e penale.
La maggioranza degli operatori è però concorde sulla validità delle nuove norme, che mettono il punto sulle indicazioni e le controindicazioni relative ai diversi macchinari ed alle diverse tecniche di miglioramento estetico, obbligando le strutture ad ottenere un consenso più informato da parte dei pazienti.
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Fonte: Corriere della Sera