Cure personalizzate: se ne è sentito parlare molto in ambito medico da qualche tempo a questa parte, e sebbene vengano considerate quasi necessarie per alcune tipologie di tumore, non sono pochi gli esperti che si domandano se si riuscirà prima o poi a raggiungere un simile traguardo. L’occasione per porsi questi interrogativi è stata data dall’apertura del Convegno europeo multidisciplinare di oncologia in questi giorni.
E’ innegabile che parlando di cancro la coppia di parole “cure personalizzate” sia la prima che viene in mente, soprattutto se si intavola un discorso basato sugli ultimi protocolli e sulle ultime ricerche in materia. Il punto, si interrogano gli esperti, è comprendere se si hanno i mezzi per raggiungere un tale stato di cose.
Il problema, è essenzialmente dato dai tempi (non brevi) e dai costi esorbitanti che la messa a punto di cure personalizzate a livello molecolare comportano. Perché sebbene nel 2006 sia iniziato il lavoro di catalogazione delle mutazioni responsabili di tutte le forme di cancro e dei circa 23mila geni che compongono il genoma umano (il progetto Cancer Genome Atlascon) e lo stesso abbia portato a passi avanti incredibili nella lotta contro il tumore, rimane il fatto che queste cure personalizzate ancora non sono disponibili al di fuori dell’ambito sperimentale e che quini davvero poche persone siano in grado di usufruirne.
Commenta il dott. Josè Balsega, vera personalità del settore:
Conoscere il background biologico della malattia significa poter progredire nella diagnosi, nella prognosi e nelle terapie. Avere a disposizione delle cure personali efficaci significa anche poterle integrare con gli altri trattamenti come la radioterapia e la chirurgia, migliorandone i risultati e ottimizzando l’approccio multidisciplinare contro il tumori.
E già nella fase diagnostica tutto ciò è stato comprovato. Ma non mancano voci come quella del dott. Gordon Mills, che illustra il rovescio della medaglia:
Di fronte a tutte queste promesse, prima che le cure personalizzate vengano introdotte come cure standard, serve ancora moltissimo tempo e non si possono tralasciare importanti obiezioni . Bisogna considerare che sono disponibili solo per una minima parte dei pazienti. Inoltre, frequentemente, anche chi risponde a questi trattamenti lo fa troppo spesso per un breve periodo, prima che il tumore trovi il modo di resistere.
Come regolarsi quindi, fermo restando che il fine ultimo è quello di puntare alla guarigione del paziente?
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Fonte: Corriere della Sera