Mantenersi in forma è un fattore molto importante per evitare il presentarsi di patologie indesiderate, soprattutto a carico del cuore. E uno dei passi principali da intraprendere è quello di alimentarsi adeguatamente. Potrà sembrare scontato ma un corretto regime alimentare passa anche per le “etichette” che troviamo sui cibi con il loro apporto calorico e nutrizionali. Il problema è che le persone, quasi sempre, non si interessano a ciò che mangiano e non le leggono.
Ce lo spiega uno studio a riguardo, pubblicato su Journal of the American Dietetic Association e condotto da due epidemiologi dell’Università del Minnesota, Dan Graham e Robert Jeffrey: tutti dicono di leggere le etichette ma a conti fatti quasi nessuno presta attenzione a ciò che vi è scritto. I due ricercatori, al fine migliorare la comprensione da parte di chi si alimenta, ha proposto addirittura di porre le informazioni nutrizionali al centro della confezione.
C’è chi si spinge più in là e promuove un cambiamento radicale: al posto della solita tabella uno schema a punti che in base al contenuto nutrizionale faccia capire se “conviene” o meno consumare un determinato cibo ed in quali termini in base, magari ad una eccessiva presenza di sale, grassi, zuccheri e calorie. Tutti elementi che se in eccesso possono apportare dei danni sul lungo termine.
La ricerca condotta dai due scienziati ha permesso di capire l’effettivo rapporto, sebbene su un campione di soli 200 individui, tra la persona e l’etichetta dei cibi. Messi davanti a 64 diversi prodotti alimentari su un computer dotato di rilevatore di movimenti oculari, i volontari hanno dimostrato come a prescindere dalla posizione di comparsa delle etichette, le persone si soffermavano solo sulle prime cinque righe delle informazioni.
E sebbene percentuali discrete affermino di leggere specifiche informazioni, come la presenza di grassi saturi, il conteggio delle calorie e i carboidrati, nella realtà solo percentuali veramente esigue lo fanno.
Quando la tabella era presente al centro dello schermo, l’attenzione raddoppiava.
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Fonte: JADA