La cronaca odierna ci ha purtroppo raccontato di un grave caso di corruzione relativo alle liste di attesa per la procreazione assistita in Italia. I tempi si sa, variano a seconda della Regione di appartenenza e le richieste sono sempre molto alte. Quale è la situazione effettiva in Italia? Quali sono i tempi da aspettare? Se una donna si rivolge ad un centro pubblico, riesce a sottoporsi in tempi brevi al trattamento?
L’ultimo rapporto in merito al tema, redatto dall’Istituto Superiore della Sanità nel 2008, parla di tempi che intercorrono tra i sette giorni ai due anni. Un divario immenso. Uno dei problemi inficianti, nemmeno a dirlo, consta nel fatto che il “gioco-tangente” riscontrato in questi giorni per ciò che concerne l’Ospedale di Pieve di Cadore, sia secondo questa datata relazione più diffuso di quello che si creda.
Quando parliamo di strutture pubbliche parliamo di centri di secondo livello, dove si possono effettuare sia la Fivet (fecondazione in provetta, n.d.r.) sia la Icsi, ovvero la microiniezione. A seconda delle regioni, lo ribadiamo, i tempi cambiano. L’eccellenza, forse dettata dalla minore densità abitativa, è detenuta dalla Valle d’Aosta, nella quale per sottoporsi ad un simile trattamento basta una settimana. Il resto delle regioni, tolto il Piemonte per il quale l’attesa media è di tre mesi, si adagiano su tempi che variano dai 10 ai 25 mesi.
Una situazione che al pari di altre tipologie di “viaggi della speranza” porta le coppie, specialmente quelle di età più avanzata, a spostarsi dalla propria regione di residenza, tentando di sfruttare tutte le possibilità che si hanno di approcciarsi a queste tecniche. Non dobbiamo infatti dimenticare che più la donna è “matura”, più le possibilità di fecondazione diminuiscono.
Anche i differenti limiti età posti in base alle realtà regionali fanno la loro parte. Dovrà essere compito degli organi preposti uniformare tutti gli aspetti tecnici e sociali di questa tipologia di intervento.
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