La vitamina E, grazie alle sue sostanze antiossidanti, sarebbe una valida alleata in caso di atrofia muscolare, aiuta, infatti, a prevenire questa patologia e a riparare la membrana plasmatica lacerata. A sostenerlo, è uno studio della Georgia Health Sciences University, negli Usa, pubblicato sulla rivista “Nature Communication”.
Come ha spiegato Paul McNeil, biologo cellulare alla GHSU e coautore dello studio:
Senza alcuno sforzo particolare consumiamo ogni giorno della vitamina E senza nemmeno sapere cosa comporti al nostro organismo. Questo antiossidante naturale, infatti, contribuisce ad eliminare i sottoprodotti distruttivi causati dall’ossidazione e che ostacolano la riparazione; poiché è liposolubile, può infiltrarsi nella membrana per impedire ai radicali liberi di attaccare; può anche contribuire a conservare uno dei componenti principali della membrana, i fosfolipidi, in modo da favorire la riparazione dopo una possibile lacerazione.
La vitamina E viene anche indicata con il nome di “tocoferolo“, con cui si intende un gruppo di sostanze che svolgono la stessa azione. Essendo la vitamina antiossidante per eccellenza, è una delle sostanze più attive contro i radicali liberi, è utile nella prevenzione dell’arteriosclerosi, efficace nelle malattie cardiovascolari, fondamentale nella prevenzione del cancro, indispensabile per il corretto funzionamento dei muscoli, migliora il sistema immunitario, necessaria per una adeguata funzionalità dell’apparato riproduttivo.
Tra i cibi ricchi di vitamina E vi sono gli oli in genere (come l’olio di germe di grano, l’olio di girasole, l’olio di mais, l’olio di palma, olio extravergine di oliva, l’olio di fegato di merluzzo e l’olio di arachidi), le mandorle dolci secche, il germe di frumento, le nocciole secche, l’avocado, le noci secche, i pistacchi, il burro, la crusca di frumento.
La vitamina E può essere assunta anche sotto forma di integratori, tuttavia è importante tener presente che può interagire con diversi tipi di farmaci come gli anticoagulanti e gli antiaggreganti piastrinici, e durante la chemioterapia o la radioterapia, perché potrebbe ridurre l’efficacia delle terapia.
Photo Credit|ThinkStock