Sono le nuove dipendenze tipiche della società post 2000: shopping, gioco d’azzardo e cellulare. Sono le new addiction, nuove schiavitù che si distaccano da quelle tradizionali per l’assenza di uso di sostanze stupefacenti. Non si è più liberi e non si riesce a tenere a freno lo stimolo che porta a ripetere lo stesso comportamento, dannoso e autodistruttivo.
Ecco che l’uso si trasforma in abuso, ossessione, dipendenza, schiavitù. Un fenomeno trasversale che non risparmia alcun ceto sociale, riguarda persone di ogni età e non differenzia alcuna categoria: il 5% della popolazione italiana è vittima di shopping compulsivo, un milione e mezzo di persone sono dipendenti dal sesso, il 3,5% non può fare a meno del lavoro. Nel 2007 gli italiani hanno speso in lotterie – gratta e vinci – bingo e altri giochi legalizzati oltre 42 miliardi di euro.
Una cifra in aumento, come in aumento sono le domande di aiuto da parte dei giocatori accaniti per i quali la scommessa è diventata una malattia. I Servizi Territoriali per le Dipendenze (SerT) e le associazioni specializzate hanno accolto quasi 2 mila domande di assistenza per gioco d’azzardo patologico. E questa sarebbe solo la punta dell’iceberg: si calcola che il 3% circa dei giocatori sviluppi dipendenza.
In Italia ci sarebbero dunque 700 mila persone incapaci di controllare la puntata compulsiva. Tra i sintomi più frequenti: l’impossibilità a frenare l’impulso, i sensi di colpa successivi all’atto, il deterioramento della vita personale, la capacità di trovare in ogni momento tempo per giocare di nuovo.
Interessante la campagna lanciata dalla Asl di Alessandria, con la collaborazione della Regione Piemonte, dal titolo “Il bel gioco dura poco”: progetto avviato con i gestori di locali e ricevitorie per sensibilizzare gli avventori sui rischi del gioco d’azzardo, nella speranza di intercettare i giocatori problematici prima che diventino patologici.