La fibrosi cistica è una malattia molto dura da affrontare per i pazienti e in sostanza priva di cure efficaci. Trovare un mezzo per contrastarla e per rallentarne il decorso è uno degli obiettivi primari degli scienziati. Come quello di combattere le patologie secondarie che possono palesarsi. Le maggiori provengono dallo pseudomonas auriginosa, talvolta anche causa scatenante di questa malattia. Gli scienziati dell’Università di Copenaghen hanno scoperto come un particolare “composto” dell’aglio possa essere funzionale in questa lotta.
Che quest’ ortaggio sia un ottimo antibatterico è una cosa che anche in fitoterapia è risaputa da molto tempo. Come è purtroppo conosciuta la resistenza antibiotica sviluppata dalla maggior parte degli agenti patogeni presenti nell’ambiente. Una protezione che i batteri mettono in atto creando dei veri e propri biofilm in grado di avvolgerli e respingere in buona parte l’azione dei farmaci. Come agire quindi? Vi è la necessità di attaccarli prima che possano rivestirsi di questa “corazza naturale”.
I ricercatori Tim Holm Jakobsen e Michael Givskov, in compagnia della loro squadra di scienziati sono stati in grado di isolare un particolare componente naturale dell’aglio, battezzato “ajoene”, risultato in grado di abbattere nel particolare buona parte delle infezioni correlate alla fibrosi cistica. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista di settore Antimicrobial Agents and Chemotherapy e illustrano l’efficacia di questo composto nella cura di questa importante malattia.
Non dobbiamo, infatti, dimenticare che lo pseudomonas non solo mette a rischio una persona dal sistema immunitario compromesso, ma è anche un importante fattore di rischio della fibrosi polmonare. Già in studi pregressi la squadra di medici è stata in grado di scoprire come l’ajoene fosse in grado di inibire il comportamento di 11 geni chiave considerati il principale interruttore della fibrosi cistica dipendente da questo specifico batterio.
Commentano i ricercatori:
Ora abbiamo anche scoperto che l’ajoene può ridurre la produzione di rhamnolipidi, un composto che protegge il biofilm dei batteri dai globuli bianchi che altrimenti distruggerebbero i batteri, e che combinando l’ajoene con l’antibiotico tobramicina, è stato possibile uccidere il 90 percento dei batteri che vivono in un biofilm. Tali approcci alternativi possono rinviare o ridurre al minimo lo sviluppo della resistenza agli antibiotici.
L’importanza di questo studio consiste nella cura delle complicazioni associate alla fibrosi cistica, prima causa di morte nei malati. Trovare un “super-antibiotico” naturale potrebbe portare ad un miglioramento delle condizioni di vita di migliaia di persone in tutto il mondo.
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