Una via alternativa al trapianto di organi rispetto ad alcune malattie incurabili potrebbe essere possibile. Il condizionale è d’obbligo, anche se qualche piccola speranza in più, rispetto al passato, potrebbe esserci. Almeno secondo uno studio pubblicato sulla rivista di settore Nature Biotechnology che vorrebbe utilizzate i linfonodi come “incubatori” per far sviluppare le cellule di alti organi.
Ci si trova ancora nel campo delle ipotesi, ma la sperimentazione condotta dagli scienziati dell’Università di Pittsburgh fa ben sperare per il futuro, soprattutto data la carenza di organi per il trapianto nella quale si langue purtroppo a livello globale, sia per disinformazione che per via di tradizioni e credenze popolari. E’ per questo motivo che la ricerca scientifica è attiva in laboratorio per trovare soluzioni alternative. Commenta il principale autore dello studio, il dott. Eric Lagasse:
Nelle sperimentazioni che abbiamo eseguito abbiamo riscontrato che non solo le cellule estranee erano in grado di crescere e riprodursi nei linfonodi, ma riuscivano anche a ricreare la funzionalità del tipo di organo da cui provenivano.
In tre diversi esperimenti i ricercatori hanno iniettato delle cellule sane provenienti da fegato, isole pancreatiche e timo nei linfonodi dei topi di laboratorio che avevano dei deficit funzionali o erano affetti da patologie riguardanti quegli organi. I risultati sono stati straordinari nel loro contesto: le cellule del fegato avevano formato una massa di tessuto in grado di salvare i topi dall’insufficienza epatica dopo dodici settimane; quelle del timo avevano ristabilito risposte immunitarie negli esemplari che ne erano privi e le cavie diabetiche avevano stabilizzato i loro livelli di glucosio nel sangue.
Va ripetuto, si tratta di una sperimentazione che potrebbe aprire “in futuro” alla creazione di terapie geniche in grado di evitare il trapianto nelle persone affette da malattie incurabili. Ma non si tratta di un obiettivo possibile da raggiungere dall’oggi al domani. Sono necessari ulteriori ed approfonditi studi prima di poter prendere in considerazione la sperimentazione umana, senza contare che non si tratta di un metodo potenzialmente applicabile in ogni caso.
La speranza degli scienziati è quella di riuscire ad arrivare ad una applicazione che sebbene non sostituisca il trapianto completamente, possa dare la possibilità ai malati di guadagnare del tempo e quindi sopravvivere più a lungo.
Fonte | Nature Biotechnology
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