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Caso Eluana: il Piemonte si offre di interrompere l’alimentazione

Forse alla vicenda di Eluana Englaro sta per essere posta la parola fine. Tra sentenze, provvedimenti d’urgenza, proteste ed interventi della Chiesa, a fare la voce grossa è Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, che si è detta disponibile ad ospitare Elauna nell’ultima tappa del suo viaggio verso la libertà.

Una proposta che viene fatta prima di tutto pensando da cittadina laica e moralmente corretta, mettendo da parte quei dettami religiosi che non consentono di interrompere l’alimentazione ad un malato. E’ pronta anche a sfidare il Ministro Sacconi il presidente piemontese, perché non c’è provvedimento che tenga di fronte ai diritti di un uomo e di un padre continuamente calpestati dai vari interessi, prima di tutto politici.

Inoltre, come lei stessa ha dichiarato, non è credente, un ostacolo in meno verso la sua decisione.

A noi non è stato chiesto niente e non ci offriamo, però se ci verrà richiesto, non ci saranno problemi. Ovviamente in strutture pubbliche perché quelle private sono sotto scacco del ministro.

Questa la prima dichiarazione di Bresso, in opposizione alla volontà ministeriale, che dimostra il suo coraggio nelle scelte e nelle parole. In effetti la decisione del Ministro di prendere provvedimenti finanziari (evento gravissimo in una democrazia) contro quegli istituti privati che interrompano l’alimentazione ad un malato, non può essere applicata alle strutture pubbliche, che hanno un sistema di finanziamento differente e quindi non rientrano direttamente nel provvedimento del Ministro.

Ci aspettiamo sin da ora un altro intervento ministeriale, probabilmente all’ultimo minuto come avvenuto in precedenza, ma per adesso tutto sembra filare liscio, e il padre di Eluana, Beppino Englaro, ringraziando la Regione Piemonte, ha dichiarato di voler accettare l’invito. Queste le parole di Mercedes Bresso che invitano a chiudere la vicenda:

Ritengo che questa tragica storia di Eluana sia una questione non più sopportabile in un paese civile: viviamo in un paese in cui non si rispetta più neppure una sentenza della Corte di Cassazione e tutto diventa materia di lotta politica, anche i dibattiti sulle grandi questioni etiche o religiose.

Sottoscriviamo queste parole, e speriamo che la vicenda possa esser chiusa una volta per tutte.