Con la morte di Eluana Englaro si è accelerato l’iter legislativo su una legge, quella sul testamento biologico, in discussione da decenni in Italia, ma che mai come oggi ha così tante attenzioni. Un’istituzione laica dovrebbe teoricamente legiferare serenamente, con la discussione parlamentare, senza influenze esterne, soprattutto dalle istituzioni religiose.
Un’istituzione laica appunto, non il Governo italiano. Al momento il disegno di legge sul testamento biologico è stato finalmente completato dal senatore Raffaele Calabrò (Pdl), ed è in discussione nella Commissione Sanità del Senato della Repubblica. Per intenderci, il testamento biologico “dovrebbe” essere quel testo, redatto da un cittadino nel pieno delle sue facoltà mentali, in cui ci si esprime sulle proprie volontà nel momento in cui ci si dovesse trovare in uno stato di completa dipendenza da qualcun’altro, con incapacità di intendere e di volere, in uno stato vegetativo simile ai casi di Eluana o di Terry Schiavo.
In poche parole, una persona, finquando è sana, può decidere se farsi staccare la spina o no in caso di stato di incapacità mentale. Ma questa decisione dovrebbe essere presa dalla persona stessa, ed invece pare che ancora una volta anche su questa volontà il Governo ci stia mettendo lo zampino. Durante la discussione in sede di Commissione, il senatore Calabrò si è detto disponibile a trattare su tutto tranne che su alcuni punti “irrinunciabili”, come l’impossibilità di fermare nutrizione ed idratazione artificiale, diritto alla vita, no all’eutanasia, all’accanimento terapeutico e al suicidio assistito. Praticamente ha tolto tutte le possibilità di morte volontaria, anche contro la volontà del paziente stesso. E a questo punto la domanda sorge spontanea: che fanno a fare la legge?
Ma non finisce qui. Il capolavoro del Governo continua anche dal punto di vista burocratico. Nel caso in cui, in un impeto di masochismo, un cittadino volesse a tutti i costi depositare il proprio testamento biologico per dire che vuole staccata la spina in caso di stato vegetativo, questo sarebbe l’iter:
- parnarne con il medico di famiglia;
- il medico deve andare centinaia di volte dal notaio per far approvare l’atto;
- il notaio deve preparare 85 mila atti notarili gratuiti;
- per la firma definitiva del paziente dal notaio, dev’essere presente anche il suo medico personale;
- l’accordo dev’essere rinnovato ogni 3 anni, altrimenti cade in prescrizione.
Ma il Ministro della Semplificazione che ce l’abbiamo a fare? Non dovrebbe vigilare proprio su questo genere di iniziative legislative? Ancora una volta lo Stato ha scelto per noi, e ha scelto di non farci morire. Sono comprensibili le posizioni delle associazioni per il diritto alla vita e quelle cattoliche, ma se un cittadino non fosse d’accordo, non si capisce come mai non abbia la possibilità di far valere un proprio diritto.