Tra qualche decennio la possibilità di parlare con gli animali non sarà riservata ai santi o ai personaggi delle letteratura di fantascienza. Grazie ad un esperimento tedesco, si è posta la prima pietra per lo studio dello sviluppo del linguaggio umano negli animali. La ricerca, presentata da Wolfgang Enard, membro del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, e pubblicata sulla rivista Cell, prevedeva l’impianto del gene FOXP2 in un topo.
Si è utilizzato il topo perché è l’animale più vicino all’uomo su cui è possibile effettuare modifice genetiche, dato che sulle scimmie non è consentito. Il FOXP2 ha un importante ruolo nello sviluppo embrionale del linguaggio umano, ma non è l’unico fattore. Si tratta semplicemente di un tassello in un mosaico più grande, il quale è molto più complesso ed in parte sconosciuto alla scienza stessa.
Dopo aver impiantato questo gene nella cavia, non ci si poteva immaginare di certo che cominciasse a parlare, però ci sono stati alcuni sviluppi interessanti. E’ stato notato che, nella comunicazione con gli squittii, questo topo comunicava con diversi toni, anche più bassi rispetto ai topi normali, in maniera tale da far capire che un certo cambiamento nel linguaggio c’era stato. E’ un primo passo verso un cammino ancora molto lungo che un giorno potrebbe portare uomini e animali a parlare la stessa lingua, o quasi.