Il nome di Pedro Cavadas entrerà nella storia. E’ in un chirurgo molto giovane, nemmeno cinquanta anni, spagnolo. E’ il medico dei casi impossibili, di quelle operazioni che lasciano senza fiato. E’il dottore dei trapianti. E non pago di essere stato il primo a trapiantare una mano e due braccia, ora è salito nuovamente agli onori della cronaca per un duplice trapianto di gambe.
Cavadas non è nuovo, come vi abbiamo anticipato, a operazioni che tutti avrebbero detto impossibili. Nel 2009 ha anche effettuato un trapianto di faccia in un uomo spagnolo affetto da un tumore al viso. Non ha paura di rischiare, migliorando in questo modo la vita di pazienti che altrimenti avrebbero sofferto condizioni fisiche davvero difficili.
Ed ora è arrivato il trapianto di gambe. Presentandolo ai media ed agli esperti del settore Cavadas era stato fermo:
Non c’è nulla di scritto in materia, ci muoviamo per primi. Navighiamo in acque inesplorate. Saremo i primi perché nessuno sta studiando in questo campo. Ma non ha importanza chi fa l’operazione, me o un altro chirurgo. L’importante è che qualcuno la faccia.
E così è stato, con l’aiuto di un team chirurgico davvero importante. Ben 35 persone tra anestesisti, immunologi e personale sanitario di varia tipologia. L’intervento è durato 13 ore. Al momento sono sconosciute sia l’identità del donatore della gambe, morto in un incidente, sia quella della persona che le ha ricevute. Si è tentato il trapianto perché le stesse erano state amputate così in alto a causa del danno ricevuto, che non era stato possibile mettere a punto nessun tipo di protesi.
Per ciò che riguarderà la parte riabilitativa della prognosi, nessuno al momento è in grado di sbilanciarsi. Bisognerà infatti prima studiare come reagirà il corpo del paziente e se accetterà immunologicamente le parti “aggiunte” senza considerarle estranee. Dopodiché servirà almeno un mese per capire se potranno riprendere una certa funzionalità. Durante questo periodo il personale sanitario sarà chiamato a monitorare costantemente le condizioni di nervi e muscoli e vasi sanguigni per capire se le nuove gambe potranno essere funzionali.
La giovane età del paziente potrebbe ad ogni modo favorire in parte il processo di riabilitazione.
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Fonte: The Mirror