Subire una violenza, un maltrattamento è un evento drammatico, che rende fragili, più di quanto non si è già, anche perché spesso l’aggressione avviene tra le mura domestiche. Diventa complicato andare al pronto soccorso per farsi medicare ferite fisiche, quando si vorrebbe un aiuto per curare quelle interiori. Mettersi in fila, comunicare all’infermiere la motivazione della propria presenza al pronto soccorso e aspettare il proprio turno, magari un codice bianco perché non si è in pericolo di vita, non è cosa semplice. Molte persone rinunciano.
In Toscana in questi giorni è stato firmato invece un nuovo protocollo di intervento che stabilisce un “codice rosa” con percorso preferenziale e differenziato per tutti quei soggetti fragili vittime di violenza. Non solo donne però, come si potrebbe evincere dal colore, ma anche anziani, bambini, omosessuali, immigrati. Il protocollo è stato sperimentato per un anno già nella ASL 9 di Grosseto, ed ora è stato allargato anche ad altri presidi sanitari considerati più a rischio: Lucca (Asl 2), Viareggio (Asl 12), Prato (Asl 4), Arezzo (Asl 8). L’iniziativa prevede una vera e propria task force costituita da operatori sanitari e forze dell’ordine, in grado di “accogliere” le vittime di violenza e nell’immediatezza attivarsi in cure mediche, assistenza psicologica ed indagini per individuare ed arrestare i colpevoli.
In particolare solo a Grosseto, dove il progetto pilota è stato attivato nell’Aprile del 2010, hanno lavorato insieme 30 persone, dopo un periodo di formazione comune: il “codice rosa” in un anno ha assicurato così assistenza, privacy ed incolumità fisica protette ed immediate, nonché sostegno di una equipe di psicoterapia, a 355 pazienti vittime di maltrattamento, 44 casi pediatrici, 29 di stalking, 12 di abuso.
Da ragazzina, sono stata aggredita in strada e ferita ad un braccio. Al pronto soccorso ho trovato persone molto gentili dopo ore di attesa, che mi hanno medicato e dato un ansiolitico, quando ormai non ne avevo più bisogno. Mi sentivo un pacchetto postale da spedire entro un orario prestabilito: nessuna umanità, men che meno al posto di polizia, dove mi hanno detto:
“ma chi glielo fa fare a fare questa denuncia? Vedrà, che fra qualche giorno dimentica tutto”.
Io non ho dimenticato nulla. Il colpevole ha continuato a girare impunito, nonostante uscita dal pronto soccorso io sia andata a denunciare il fatto presso una caserma dei carabinieri. Sono contenta che le cose stiano cambiando e spero che tale iniziativa si allarghi presto al resto d’Italia.
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[Fonte: ASL9 Grosseto]