Il libro si chiama “Il paradosso dei sensi“, e già dal titolo si capisce che è un testo che scatenerà polemiche. A scriverlo è stata la psicologa canadese Susan Pinker, ed è appena uscito anche in Italia. La tesi del libro è che le donne abbiano migliori capacità rispetto agli uomini, ma per una questione biologica sono destinate a rimanere indietro nel lavoro.
Non c’entrerebbe infatti il maschilismo nelle scelte lavorative, ma una pura volontà delle donne stesse. Tutto cambia radicalmente dopo il parto. Con l’allattamento e quando si accudiscono i figli, c’è un aumento smisurato della produzione dell’ormone chiamato ossitocina, il quale ha come conseguenza una maggiore empatia verso gli altri. Si comprendono meglio gli stati d’animo, le emozioni, si cerca di fare di più qualcosa per gli altri e meno per sè stessi, ma soprattutto si cerca di coniugare maggiormente famiglia e lavoro. In tal modo, anche avendo le capacità necessarie per emergere, la donna tende a fermarsi un gradino sotto il successo, oppure, se raggiunto, dopo un pò lascia il proprio posto per ritirarsi e stare di più con i propri figli a fare la mamma.
La teoria di base viene formulata sulla base di dati statistici. In tutto il mondo infatti le donne a scuola sono più brave degli uomini, e riescono anche ad ottenere più lauree rispetto al sesso forte. Ma questa superiorità intellettuale non viene poi corrisposta a livello lavorativo, dato che, almeno stando ai tassi italiani, il 70,7% degli uomini lavora, mentre tra le donne ad essere impiegato è solo il 46,6%, senza contare che a capo dei Governi e delle industrie più importanti del mondo ci sono uomini per oltre il 90%.
Probabilmente la risposta sta nell’obiettivo che, volontariamente o no, si forma nel cervello. Gli uomini infatti puntano molto più sulla carriera perché la soddisfazione maggiore proviene dal lavoro; tra le donne è il contrario, sono più felici dal punto di vista sociale, e quindi mettono la carriera in secondo piano. Tutto questo è dovuto ad una differenza ormonale, che lo vogliate o no.
Fonte: [Repubblica]