L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) ha riscontrato forme di discriminazione e di disuguaglianze sul lavoro per motivi legati allo stato di salute dell’individuo. Nel rapporto “Equality at work: tackling the challenges” si legge che recentemente si sono aggiunte forme di discriminazione che riguardano per la maggior parte soggetti affetti da disabilità e dal virus Hiv. Oltre alle già note forme di discriminazione sessuale, religiosa, etnica e sociale.
Nei Paesi in via di sviluppo dove vive circa l’80% dei disabili, fisici o mentali, le discriminazioni si sommano a quelle di genere. Si veda il Brasile dove le donne disabili disoccupate sono superiori ai maschi disabili disoccupati. Lo stesso rapporto si riscontra in Medio Oriente e nell’Africa del nord. Mentre nei Paesi sviluppati la discriminazione è legata più a motivi economico-imprenditoriali: le imprese recepiscono lo stato di disabilità come una minore capacità produttiva. In Europa, in particolare in Francia, si è analizzato che di tutti coloro che hanno dichiarato la disabilità sul proprio curriculum, solo meno del 2% ha trovato lavoro.
La sieropositività riguarda circa 40 milioni di persone. In alcuni paesi si è provveduto a produrre leggi contro la discriminazione sul lavoro dovuta a tale patologia, visto che la maggior parte di coloro che ne sono affetti si trova in età lavorativa: tra i 16 e i 49 anni. Ma si è valutato che non bastano solo leggi, ciò che deve mutare è anche l’atteggiamento dei colleghi.
Ma il dato più allarmate riguarda i sistemi di controllo e raccolta dei dati genetici dei lavoratori, senza il loro consenso. Con le nuove tecnologie è possibile venire a conoscenza delle informazioni genetiche del lavoratore, ovvero dell’accertamento delle malattie genetiche nella storia famgliare. Nei Paesi in cui le aziende o le assicurazioni ne hanno fatto uso improprio sono state bloccate (es. Finlandia, Danimarca) o limitate (es. Italia, Austria, Grecia) da apposite leggi.
Il rapporto dell’Ilo parla anche di forme di discriminazione che riguardano gli stili di vita: essere sovrappeso, essere fumatori o soffrire di ipertensione. Sono forme di esclusione dal mondo del lavoro da non sottovalutare, visto che nel 2005 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha tentato di non far assumere più fumatori. Tale posizione è stata giudicata illegale ma ha aperta la discussione tra coloro che con tali decisioni intendono proteggere gli altri lavoratori dal fumo e tentare di ridurre il numero dei fumatori, e tra coloro che, come i sindacati italiani, intendono tali comportamenti come forme di discriminazione sul lavoro.