Un certo numero di studi negli ultimi due decenni hanno dimostrato che le persone religiose tendono ad essere più sane. Ma un nuovo studio suggerisce che quando si tratta di malattie del cuore e di arterie intasate, non esiste alcuna religione che possa proteggere da attacchi cardiaci e ictus.
Questo studio suggerisce che non esiste una “protezione supplementare” per questo tipo di persone, come spiega il dottor Donald Lloyd-Jones, della Feinberg School of Medicine, Northwestern University, Stati Uniti, che ha condotto lo studio, pubblicato sulla rivista Circulation.
Nella revisione di dati provenienti da circa 5.500 persone che erano parte di un altro studio, Lloyd-Jones e colleghi, si aspettavano di vedere minor rischio di malattie cardiache tra quelli con più “religiosità”. Gli autori hanno definito la religiosità come la partecipazione ad attività religiose, la preghiera e la meditazione, e la spiritualità, a prescindere dalla religione stessa. Essi infatti non hanno specificato le fedi religiose dei partecipanti allo studio.
Nel corso di 4 anni dello studio, si sono verificati 152 eventi correlati al malattie cardiache o arterie intasate, che hanno portato a 9 morti, 42 attacchi di cuore, e 24 ictus. Il tasso di tali eventi (meno dell’1% l’anno) è stato inferiore rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, né il tasso di eventi della malattia, né il numero di determinati fattori di rischio, come il colesterolo alto, diabete e pressione alta, differivano tra coloro che erano più o meno religiosi o spirituali. Le uniche eccezioni capitavano in coloro che anche se altamente spirituali, avevano una maggiore probabilità di essere obesi, ma meno probabilità di fumare.
Dato che molte religioni scoraggiano il fumo di tabacco, la constatazione del fumare non è stata difficile da spiegare, spiega Lloyd-Jones. Le ragioni per l’obesità, che è simile ad alcuni studi precedenti, ma al contrario di altri, sono meno chiare.
Non siamo sicuri se sia che le persone religiose abbiano più probabilità di un aumento di peso attraverso le attività che perseguono, o forse le persone più in sovrappeso cercano nella religione un risultato di stigmatizzazione
confessa Lloyd-Jones. Il dr Harold G. Koenig, un professore di psichiatria e medicina presso la Duke University, Usa, ha spiegato che la constatazione dell’obesità non è stata sorprendente, dato che le congregazioni e le famiglie spesso sono soggette a riunioni con pasti molto abbondanti. Ulteriori ricerche sono comunque allo studio perché la complessità della malattia richiede l’approfondimento su molti altri fattori abientali, anche se, al momento, l’unica ragione di maggior salute di una persona religiosa sembra l’assenza del fumo.
[Fonte: Health24]