Dopo la denuncia effettuata qualche settimana fa dall’Ordine dei Medici di Bologna si sono accesi i riflettori sulle prestazioni mediche “vendute “ a basso costo attraverso siti specializzati in sconti ed offerte tra una vacanza ed un trattamento estetico. Nonostante la presa di posizione degli Ordini, le offerte continuano a non mancare, creando irrimediabilmente dibattito ed una domanda: convengono davvero?
Dal punto di vista del marketing qualsiasi esperto del settore vi darà una risposta positiva. Dal punto di vista medico, la musica quasi sempre è tutt’altra. I prezzi delle offerte mediche proposte sono infatti molto bassi ed oltre a creare scompiglio nel settore invocando un problema di “concorrenza sleale”, spesso e volentieri le promesse elargite tramite email e siti non corrispondono a ciò che effettivamente il paziente si trova sperimentare.
Il punto sul quale si focalizza l’attenzione degli esperti è questa sorta di corsa al ribasso nel quale chi rischia di “farsi male” è il malato che in tempo di crisi, se necessità di un esame veloce nei tempi, si butta alla cieca ed acquista servizi senza garanzia. Spiega Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici e degli odontoiatri:
I servizi sanitari però non possono essere trattati come qualunque altra merce esposta sullo scaffale di un supermercato. I medici possono promuovere la loro attività, ma non in maniera indiscriminata: la pubblicità per sua natura suscita anche consumi impropri, che in altri campi danneggiano solo le tasche, mentre qui c’è in gioco la salute.
Il problema risiede nella mancanza di controllo dei medici che partecipano a tali inziative. Non di rado sono arrivate segnalazioni di ulteriori esami prescritti, a prezzo pieno, rivelatisi poi inutili. Motivazioni che hanno spinto la Federazione degli Ordini dei medici ha sollecitare un intervento dei Garanti per verificare la validità dei professionisti che aderiscono a questo tipo di offerta al fine di “bloccare” sul nascere possibili episodi di malasanità.
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Fonte: Corriere della Sera