Quando un paziente viene colpito da un tumore, sono molte le reazioni, soprattutto psicologiche, che si innescano nella sua mente. Tra le prime azioni portate avanti dopo la prima diagnosi, vi è infatti quella dell’ottenimento di un secondo parere.
Ed è importante che ciò avvenga. Sebbene infatti la percentuale di errore nella stessa sia molto bassa, la possibilità che essa avvenga esiste, ed un secondo controllo ha la sua importanza non per un eventuale sovvertimento della diagnosi, ma per la ricerca e l’ottenimento di una cura migliore.
Secondo gli ultimi studi del settore, il margine di errore relativo alle forme tumorali raggiunge a malapena l’1% dei casi. Statisticamente è quindi molto difficile che una persona riceva cure per un tumore che in realtà non ha. Ma è importante che la persona realmente affetta dal cancro possa usufruire dei mezzi necessari per combatterlo, ed in questo caso, come spiega il dott. Jonathan Epstein del Johns Hopkins Hospital di Baltimora, al contrario, gli errori riguardanti la corretta terapia da eseguire sono molto più diffusi.
Anche se la percentuale in sé sembra bassa, sui grandi numeri rispecchia una moltitudine di casi trattati in maniera inappropriata, con enormi costi umani ed economici.
Secondo Epstein inoltre, le percentuali di errore variano sensibilmente a seconda dell’organo coinvolto. Ad essere maggiormente soggetti ad interpretazioni errate, i tumori al polmone ed al peritoneo ed quelli relativi all’apparato genitale femminile.
Non solo, secondo uno studio da poco pubblicato a tal riguardo sulla nota rivista di settore “Surgery”, anche i tumori testa-collo conquistano il triste primato di forma cancerosa tra le più mal interpretate. La percentuale di diagnosi “riviste” dopo un secondo parere si staglia al 7%. Nella maggior parte dei casi, circa il 25% non viene riconosciuta la malignità della lesione: al contrario, nel 15% dei casi viene asportata una ghiandola non pericolosa per la salute del paziente. I risultati dello studio dimostrano inoltre che la ricerca del secondo parere in un centro specializzato, cambia la diagnosi in almeno il 33% dei casi. Simili percentuali sono riscontrabili anche per ciò che riguarda le mammografie ed il tumore al seno.
Articoli correlati:
Diagnosi sbagliate, donna infertile dopo chemio: non aveva cancro
Mammografia, errori: eccesso di diagnosi sbagliate
Fonte: Corriere della Sera