Può l’acqua rappresentare un pericolo? La risposta è si, se si è delle “aquaholic”, ovvero delle bevitrici compulsive. I medici raccomandano sempre di bere all’incirca 1,5-2 litri al giorno di acqua per compensare ciò che il corpo naturalmente perde attraverso il sudore e l’urina. C’è però chi ha toccato punte di 16 litri per die, mettendo di fatto a rischio la propria vita.
Potrà sembrare assurdo, e così è stato inizialmente pensato dalle persone che si sono rese conto di avere questo problema. Ma bere troppa acqua può essere deleterio per l’equilibrio elettrolitico del corpo umano e causare danni irreparabili, a partire da malattie cardiovascolari, fino ad arrivare alla morte. I riflettori si sono accesi sul problema a causa della storia di due donne inglesi, sofferenti di questa dipendenza, che si sono avvicinate alla morte proprio per aver bevuto troppo.
In entrambi i casi parliamo di persone sane, non affette da diabete (e quindi spinte dalla sensazione di sete tipica a bere di più, n.d.r.), ma semplicemente caratterizzate da una passione smodata per questo liquido solitamente alla base della nostra salute. Storie che si somigliano e che come centro di tutto hanno il consumo di troppa acqua.
Il problema reale a livello fisico è il rischio di alterazione del ciclo sodio-potassio, necessario alla sopravvivenza dell’organismo umano. Questi due elementi debbono essere sempre bilanciati ed ad un certo livello, pena gravi scompensi e in alcuni casi addirittura il decesso. Non di rado, anche se non se parla moltissimo, vi sono stati delle morti e delle “overdosi” da acqua.
Il nome scientifico della patologia che viene ad instaurarsi è iponatremia. Come combattere questo disturbo compulsivo da acqua? Come si affrontano tutte le dipendenze: con enorme forza di volontà. Ed abbassando i consumi di questo liquido vitale a livelli accettabili per l’organismo e la sopravvivenza fisica.
Articoli Correlati:
Dipendenza da Internet, un ambulatorio a Roma
Dipendenza da videopoker, perchè è difficile smettere
Fonte: Daily Mail